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Preparazione alla ISS International Space Station

Ultimo Aggiornamento: 26/12/2014 18:20
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Stellar Nebula
31/10/2014 16:33

L-479: Una giornata piena sott’acqua ed è già venerdì sera
Inviato il 10 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 9 agosto 2013—Oggi un aggiornamento breve e in ritardo.

Terry e io abbiamo eseguito una delle EVA di sostituzione del modulo pompa, come ho accennato in una nota precedente. Le giornate al Neutral Buoyancy Laboratory (laboratorio di galleggiamento neutro) sono sempre lunghe e piene. Arriviamo lì intorno alle 6:30-7:00 del mattino e dopo c’è un programma pieno fino alle 17:00 circa. Prepariamo tutti i nostri attrezzi sulla piattaforma della piscina come prima cosa al mattino, quindi i medici ci visitano per accertarsi che siamo OK, dopodiché si passa al briefing con l’intero team del NBL, e poi ancora alla piattaforma della piscina per indossare le tute. Lavoriamo sott’acqua fino alle 15:00 e dopo ci togliamo le tute, facciamo una doccia veloce ed è l’ora del debriefing!

È stato un ottimo addestramento, pieno di sfide e occasioni di apprendimento. Ora è il momento di andare a prendere un drink: non so come sia accaduto, ma è già venerdì sera!

PS: grazie al nostro Chief Training Officer (direttore dell’addestramento) Josh Matthew per essere venuto alla piscina e per la foto!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/10/l-479-una-giornata-piena-sottacqua-ed-e-gia-vener...

L-478: Inseguimento e cattura
Inviato il 10 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 10 agosto 2013—È il fine settimana! Guardando avanti a quello che è in arrivo la prossima settimana, uno dei grandi eventi sarà un corso di Track & Capture (inseguimento e cattura) con Butch (il compagno di equipaggio Barry Wilmore).

L’addestramento Track & Capture prepara i membri dell’equipaggio alla presa di un veicolo in arrivo, specificamente quelli che chiamiamo Free Flyers (in volo libero) perché non possono attraccare autonomamente alla ISS. Tutti quei veicoli cargo di rifornimento (HTV, Dragon, Cygnus) hanno un perno di presa che può essere catturato con l’estremità del braccio robotico e, accanto, un bersaglio visivo per permettere agli astronauti di allineare opportunamente il braccio. La parte “Track” consiste nell’uguagliare i ratei di traslazione e rotazione residua dei veicoli rispetto alla Stazione mentre mantengono la posizione. I veicoli reali sono stati piuttosto stabili fino a ora, ma in addestramento vediamo ratei significativi!

Ho fatto molto addestramento Track & Capture da sola, il che significa io e l’istruttore. Il corso della prossima settimana con Butch sarà il primo in cui faremo pratica di coordinazione e lavoro di squadra con compagni di equipaggio reali. Mentre una persona è ai comandi manuali concentrata sul bersaglio ed eseguendo la cattura, la seconda persona ha la consapevolezza complessiva e segue la checklist nel caso di una situazione non nominale.

Fra l’altro, ieri in orbita Karen Nyberg ha catturato HTV-4 con l’assistenza di Chris Cassidy. Potete vederli alla postazione di lavoro nella Cupola in questa foto condivisa da Luca Parmitano.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/10/l-478-inseguimento-e-...

L-477: Quanto siete in forma?
Inviato il 11 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 11 agosto 2013—Uno dei corsi della settimana passata di cui non ho parlato molto è l’introduzione alla Periodic Fitness Assessment (PFE, valutazione periodica della forma fisica).

Le PFE sono pianificate periodicamente in orbita: la prima circa 14 giorni dopo l’arrivo alla Stazione e poi mensilmente. L’attrezzo ginnico scelto è il CEVIS (Cycle Ergometer with Vibration Isolation System, cicloergometro con sistema di isolamento dalle vibrazioni), che è installato nel laboratorio USA. I membri dell’equipaggio conoscono bene il CEVIS perché lo usano per circa metà delle loro sessioni giornaliere di allenamento cardiovascolare—l’altra metà è sul tapis roulant T2.

Il corso che ho seguito la settimana scorsa riguardava la preparazione dell’attrezzatura necessaria per la raccolta dei dati per la PFE: collegare gli elettrodi per l’elettrocardiogramma, posizionare il bracciale per misurare la pressione sanguigna e il microfono per il battito cardiaco, configurare tutti i cavi e interfacciarsi con il software per la registrazione dei dati.

Per la loro PFE i membri dell’equipaggio eseguono un protocollo ad-hoc basato sul loro VO2 max (consumo massimo di ossigeno) prima del volo. I dati arrivano sulla scrivania del loro medico spaziale, che può tenere sotto controllo l’evoluzione della condizione cardiovascolare lungo tutto il volo ed eventualmente raccomandare aggiustamenti al protocollo di allenamento.

Nella foto potete vedere Chris Hadfield mentre esegue una PFE in orbita. E, si, il CEVIS su cui ci addestriamo a terra ha proprio un seggiolino e un manubrio. In orbita, le scarpe che possono essere attaccate rigidamente ai pedali sono tutto quello di cui avete bisogno!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/11/l-477-quanto-siete-in-forma/

L-476: Manutenzione delle tute spaziali
Inviato il 12 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 12 agosto 2013—Sto iniziando la settimana con un lungo corso sulle operazioni di manutenzione della EMU.

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La EMU (Extravehicular Mobility Unit, unità di mobilità extraveicolare) è la tuta pressurizzata americana per le passeggiate spaziali. È come una piccola astronave che indossate e che vi tiene in vita per 7-8 ore nel vuoto.

La tuta ha serbatoi di ossigeno che vi erogano ossigeno da respirare e mantengono la pressione interna a circa 4,3 psi (pounds per square inch, libbre per pollice quadrato; 4,3 psi = 29,6 kPa = 0,29 atmosfere). Inoltre vi mantiene freschi grazie a un sublimatore che smaltisce il calore in eccesso. E naturalmente consente le comunicazioni radio e fornisce protezione dagli impatti di micrometeoriti e dalle radiazioni.

Ci sono operazioni periodiche di manutenzione che vengono eseguite in orbita e nel corso di oggi inizieremo a impararle. A volte potrebbe esserci la necessità di individuare un malfunzionamento. È stato questo il caso nelle settimane recenti dopo il problema di perdita d’acqua nella tuta di Luca Parmitano il mese scorso. Nella foto potete vedere Chris Cassidy impegnato in parte di questo lavoro diagnostico!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/12/l-476-manutenzione-delle-tute-s...

L-475: Esercizi con i manubri e i bilanceri
Inviato il 13 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 13 agosto 2013—La giornata è cominciata presto con una sessione di allenamento sull’ARED.

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ARED sta per Advanced Resistive Exercise Machine (macchina per l’esercizio resistivo avanzato). È sulla ISS da diversi anni ormai e ha fatto realmente un’enorme differenza nell’efficacia dell’esercizio resistivo per limitare la perdita ossea dei membri dell’equipaggio nelle missioni di lunga durata. Ogni giorno abbiamo in programma una sessione sull’ARED e ci vengono dati protocolli progettati specificamente per agire su aree critiche di perdita ossea, come per esempio l’anca.

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Nelle foto potete vedere il cosmonauta Tolya Ivanishin e l’astronauta Kevin Ford mentre eseguono in orbita alcuni dei molti esercizi che potete fare sull’ARED. Questo riproduce l’effetto di allenarsi con i manubri e i bilanceri tranne che, come potete immaginare, quelli non sarebbero molto efficaci in assenza di peso. Invece, ARED ha due grandi cilindri a vuoto e possiamo impostare la resistenza con continuità in un intervallo molto ampio.

Il resto della giornata sarà dedicato alla scienza, visto che avrò una panoramica sulla varietà di esperimenti nel mio incremento. Non vedo l’ora di iniziare presto a lavorarci!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/13/l-475-esercizi-con-i-manubri-e-i-bi...

L-474: Un giorno di passeggiata spaziale senza passeggiata
Inviato il 14 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 14 agosto 2013—Oggi è un giorno di Prep & Post (preparazione e conclusione)!

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Questa è un’attività di addestramento di un giorno intero nel mockup dell’airlock in cui seguiamo tutte le procedure che devono essere svolte nelle ore che precedono e seguono una EVA. In pratica simuliamo un giorno di EVA, meno il tempo effettivamente passato all’esterno.

Questo è in realtà il corso di Prep & Post del mio compagno di equipaggio Butch. Il mio ruolo sarà quello di “suit IV” (assistente della tuta intraveicolare, cioè all’interno della stazione), quindi aiuterò a indossare e togliere la tuta, seguire il protocollo di prebreathing e le procedure di depressurizzazione/ripressurizzazione dell’airlock. Il prebreath consiste nel respirare ossigeno puro per eliminare l’azoto dal nostro sangue, in modo da prevenire problemi con la malattia da decompressione. Ricordate che la tuta è pressurizzata solo a circa 1/3 della pressione atmosferica!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/14/l-474-un-giorno-di-passeggiata-spaziale-senza-pass...

L-473: La Cupola quando è tempo di cattura
Inviato il 15 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 15 agosto 2013—Oggi ho il corso sul Track & Capture (inseguimento e cattura) di cui ho già parlato nella nota L-478.

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C’è molto lavoro di preparazione per mantenersi pronti a un rendezvous con un Free Flier (veicolo in volo libero) e la successiva cattura. In genere una squadra di due persone si scambierà il ruolo principale quando è il momento di passare alle operazioni robotiche. Il VV1 (Visiting Vehicle Officer 1, ufficiale 1 del veicolo in visita), che ha avuto la responsabilità principale durante la fase di rendezvous, passa a un ruolo di supporto durante le operazioni di cattura. Il VV2, invece, metterà le mani sui comandi per eseguire la cattura. Chiamiamo quel ruolo M1.

Come potete vedere nella foto:

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c’è una configurazione piuttosto complessa nella Cupola in un giorno di cattura. Abbiamo la postazione di lavoro robotica, compresi i comandi manuali, con cui pilotiamo il braccio. Ma abbiamo anche il pannello di controllo del veicolo in visita, con cui lo comandiamo di passare alla deriva libera appena prima della cattura: quando lo afferriamo e diventa rigidamente collegato alla stazione non vogliamo che i suoi thruster si accendano, così disattiviamo i sui sistemi di guida e lo lasciamo semplicemente libero di fluttuare nello spazio per alcuni secondi. Sul pannello di controllo abbiamo anche comandi per fare allontanare il veicolo in una situazione non nominale. E naturalmente, come potete vedere nella foto, ci sono una varietà di monitor per le viste dalle telecamere esterne e alcuni laptop.

Ho anche allegato una foto postata da Karen Nyberg della sua vista di HTV-4 quando lei e Chris Cassidy lo hanno catturato la settimana scorsa.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/15/l-473-la-cupola-quando-e-tempo-di-...

L-472: L’importanza di avere i guanti giusti
Inviato il 16 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 16 agosto 2013—Sono appena tornata da una prova di adattamento dei guanti per i guanti che uso nel NBL per l’addestramento alla EVA.

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Ho usato questi guanti lungo tutto il mio addestramento fino a ora, ma aggiustare i guanti è un’arte e non c’è mai un risultato finale, perfetto. C’è sempre qualcosa di diverso da provare per assicurarsi che possiate lavorare bene con i guanti. Se le modifiche che stiamo provando sono significative, i nostri ingegneri delle tute programmeranno un controllo di adattamento per accertarsi che la configurazione complessiva dei guanti sia ancora buona.

Possono regolare le lunghezze delle dita (entro un certo intervallo) e forniscono un certo numero di imbottiture e guanti comodi di diversi spessori che indossiamo sotto i guanti da EVA.

Nella foto potete vedere la piccola camera a vuoto in cui testiamo i guanti. L’aria viene pompata fuori dalla camera in modo che la sovrapressione nei guanti sia di 4,3 psi (29,6 kPa = 0,29 atmosfere), proprio come è in una EVA.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/16/l-472-limportanza-di-avere-i-guanti...

L-471: I perni di presa e i perni bersaglio nello spazio
Inviato il 18 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 17 agosto 2013—Ho parlato del corso di Track & Capture della scorsa settimana con Butch nella nota L-473.

In realtà, seguirò un altro di questi corsi la prossima settimana, nel quale ci sarà la possibilità di impratichirmi nella coordinazione e comunicazione con un compagno di equipaggio diverso: Terry.

Con tutto questo addestramento Track & Capture nei simulatori mi è venuta la curiosità di vedere che aspetto ha il vero hardware, così ho dato un’occhiata alle immagini dell’aggancio di HTV-4 della scorsa settimana eseguito da Karen Nyberg e Chris Cassidy. Mi piacciono molto questi due primi piani presi prima e dopo la cattura.

Nella foto “prima”:

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il perno più lungo che vedete sporgere fuori dal dispositivo di presa è il perno di presa: le trappole del braccio e l’attuatore si chiudono intorno al perno quando premiamo il grilletto—assumendo naturalmente di essere nel raggio d’azione della presa.

La linea bianca e il cerchio con il perno più corto che spunta fuori è il bersaglio visivo che vediamo nella telecamera all’estremo dell’attuatore. Potete vedere che il perno ha un punto bianco al centro: quando osserviamo il punto bianco dentro il cerchio bianco nella vista dalla telecamera, sappiamo di avere un allineamento sufficientemente buono in beccheggio e imbardata.

Nell’immagine “dopo” :

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potete probabilmente riconoscere la telecamera all’estremo dell’attuatore, rivolta dritta verso il basso sul perno del bersaglio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/18/l-471-i-perni-di-presa-e-i-perni-bersaglio-nello...

L-470: È una lunga giornata già prima che possa iniziare
Inviato il 18 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 18 agosto 2013—Nella nota L-474 ho parlato un po’ del corso di Prep & Post, in cui ho avuto l’opportunità di svolgere i compiti di suit IV (aiutante all’interno del veicolo) per il compagno di equipaggio Butch e l’astronauta JAXA Norishige Kanai. Come ho detto allora, il corso Prep & Post riguarda tutto quello che accade in un giorno di EVA, tranne il tempo passato all’esterno.

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La configurazione dell’airlock è qualcosa di cui ci occuperemmo nei giorni precedenti, e infatti le prime procedure del “giorno di” ci guidano attraverso un controllo finale per assicurarsi che tutto l’equipaggiamento sia nella configurazione corretta e tutti gli interruttori nelle posizioni previste.

Poi iniziamo il protocollo di prebreath, il cui obiettivo è eliminare l’azoto dal corpo per limitare il rischio di malattia da decompressione quando si è esposti alla bassa pressione nella tuta (circa un terzo della pressione atmosferica): i compagni di equipaggio in EVA indossano le loro maschere dell’ossigeno e il tempo del prebreath inizia a scorrere.

Lavoriamo tutti insieme per attivare l’alimentazione delle tute e controllare la loro configurazione e dopo arriva il momento di smontare le tute, in modo che i compagni di equipaggio in EVA possano indossare i componenti inferiori (le gambe, fino alla vita). Prima che possano togliere le maschere per indossare la parte superiore della tuta, chiudiamo il portello verso il Nodo 1 così da essere isolati dal resto della Stazione. Quindi riduciamo la pressione nell’airlock di circa un terzo e aspettiamo che la concentrazione dell’ossigeno si stabilizzi su una percentuale più alta del normale per soddisfare i requisiti del protocollo di prebreath.

Arriva poi il momento di aiutarli a indossare la tuta. Hanno bisogno di fare “scivolare” la parte superiore del corpo nel torso della tuta dopodiché è mio compito costruire la tuta intorno a loro: collegare le gambe al torso, attaccare i guanti, aiutarli a indossare la cuffia per le comunicazioni, mettere l’elmetto. È un lavoro duro, specialmente a 1G! Fortunatamente ho avuto l’aiuto e la guida di un tecnico delle tute.

Dopo ulteriori passi di verifica sulla tuta e un controllo di perdita, iniziamo una procedura di filtraggio per creare un ambiente a ossigeno puro all’interno delle tute e io riapro il portello verso il Nodo 1. A questo punto, aiuto i compagni di equipaggio in EVA a seguire il protocollo In-Suit-Light-Exercise (esercizio leggero con indosso la tuta): per circa 50 minuti devono eseguire cicli di esercizio leggero, principalmente muovendo le gambe, per aumentare il loro ritmo metabolico e accelerare l’eliminazione dell’azoto.

Una volta che questo sarà stato completato, li aiuterò a spostarsi nella sezione più piccola dell’airlock (quella che viene depressurizzata al vuoto), chiuderò il portello dietro di loro e mi preparerò a dare assistenza per l’esecuzione della procedura di depressurizzazione una volta che raggiungeranno un minimo di 100 minuti di tempo di prebreath in tuta.

Come potete vedere, è già una lunga giornata prima che la EVA possa anche solo iniziare!

PS: grazie a Josh Matthew per la foto!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/18/l-470-e-una-lunga-giornata-gia-prima-che-possa-i...

L-469: Acqua, acqua, acqua!
Inviato il 19 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 19 agosto 2013—Acqua, acqua, acqua!

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L’acqua è estremamente importante sulla ISS e prendiamo delle precauzioni per monitorarne la qualità regolarmente. Oggi ho seguito il primo di una serie di corsi mirati a farmi conoscere tutte le procedure di campionamento e analisi dell’acqua che avrò in programma di effettuare in orbita. Questo corso introduttivo è concentrato sull’equipaggiamento e la logistica. Avremo altre attività integrate in future sessioni di addestramento più vicine al volo.

Date un’occhiata alla foto! Non vi piace la codifica con i colori? Un colore per l’analisi microbiologica, uno per l’analisi dello iodio, un altro per il Total Organic Carbon Analyser (analizzatore del carbonio organico totale) e infine un colore per il rientro a Houston per l’analisi a terra.

Ho già detto che l’acqua che beviamo a bordo è principalmente riciclata dall’urina? Questa è una storia per un’altra volta, ma siatene certi: è probabilmente “più pulita” della maggior parte dell’acqua che beviamo sulla Terra!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/19/l-469-acqua-acqua-acqua/

L-468: Catturare Cygnus e fare EVA in spazi ristretti
Inviato il 21 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

Johnson Space Center (Houston, USA), 20 agosto 2013—Ho avuto una giornata piena di EVA e robotica!

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Oggi ho catturato Cygnus con il braccio robotico per la prima volta. Come potreste sapere, questo è un nuovo veicolo cargo di rifornimento che volerà verso la Stazione per la prima volta probabilmente il mese prossimo. Nessun grande cambiamento dalle molte catture di HTV con cui ho fatto pratica fino a ora, ma un po’ di cambio di prospettiva: il dispositivo di presa è giusto accanto all’ugello del motore principale! È un po’ strano guardare attraverso la telecamera del braccio dritto nell’”estremità operativa”, ma naturalmente l’accensione del motore sarà inibita a quel punto.

Dopo ho avuto un corso preparatorio per l’addestramento EVA di giovedì al Neutral Buoyancy Laboratory (laboratorio di galleggiamento neutro, vedi la nota L-479). Faremo pratica con la sostituzione di un Interface Heat Exchanger (scambiatore di calore di interfaccia) del Laboratorio (Destiny). Nella foto potete vedere la postazione di lavoro (nel cerchio rosso): in realtà dovremo rimuovere un paio di pannelli del Laboratorio per avere accesso al componente. È uno spazio veramente ristretto quando si indossano le grandi tute, specialmente perché, da quando la foto è stata scattata, il PMM (Permanent Multipurpose Module, modulo permanente multiuso) è stato attaccato al CBM libero sul Nodo 1. Il CBM è il Common Berthing Mechanism (meccanismo di fissaggio comune) e potete vederlo nella foto: è nel cerchio (in alto) con i quattro petali.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/21/catturare-cygnus-e-fare-eva-in-spazi-ri...

L-467: Come il cavo di sicurezza può salvarvi la giornata
Inviato il 21 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 21 agosto 2013—Oggi ho passato la mattinata al NBL in immersione in preparazione del mio addestramento EVA di domani.

Come ho già detto prima (vedi L-481), immergersi è un ottimo modo di familiarizzarsi con un compito, specialmente per rendersi conto dei percorsi di traslazione e della geometria della postazione di lavoro, così come controllare i corrimano disponibili e altri punti di fissaggio.

Inoltre, essere immersi in uno spazio 3D rende un po’ più semplice visualizzare come sarà il percorso del cavo di sicurezza. I cavi di sicurezza vengono ancorati da qualche parte alla struttura, tipicamente vicino all’airlock, e si srotolano mentre ci si allontana dal punto di ancoraggio. Ci si aspetta che rimaniamo sempre attaccati alla struttura, ma se mai facessimo l’errore di fluttuare via, il cavo di sicurezza ci tirerebbe indietro verso il suo ancoraggio.

A volte colleghiamo due cavi di sicurezza insieme per ottenere una lunghezza maggiore, come potete vedere nella foto—il polistirolo blu è usata per questioni di galleggiamento in acqua. E come potete leggere in questo resoconto di Luca Parmitano riguardo l’anomalia con l’acqua nella sua recente EVA, un cavo di sicurezza può salvare la giornata in diversi modi!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/21/l-467-come-il-cavo-di-sicurezza-puo-salvarvi-la-g...

L-466: La EVA che tutti si augurano di non dover mai fare
Inviato il 23 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 22 agosto 2013—Sono appena tornata da una lunga e impegnativa giornata al NBL.

L’Interface Heat Exchanger (scambiatore di calore di interfaccia) sul cono all’estremità del Laboratorio (Destiny) è uno di quei pochi componenti che veramente, veramente speriamo non si guasti mai (vedete L-468 per sapere dove si trova). È ben noto che una EVA per andare a sostituirlo sarebbe stata molto difficile. Ora posso confermarlo dall’esperienza diretta in piscina!

È tempo di un boccone a cena con alcuni amici e più tardi mi preparerò ad andare. Ho ancora altre attività di addestramento domani mattina e poi tornerò in Europa nel pomeriggio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/23/l-466-la-eva-che-tutti-si-augurano-di-non-dover-m...

L-465: Farsi un’ecografia a un occhio
Inviato il 23 agosto 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 23 agosto 2013—Oggi una mezza giornata di addestramento completamente dedicata alla scienza prima di andare all’aeroporto.

Come prima cosa al mattino i miei compagni di equipaggio e io abbiamo assistito a brevi presentazioni da un certo numero di PI (Principal Investigators, responsabili scientifici) che propongono esperimenti in cui ci sarebbe richiesto di essere i soggetti di test. È un’opportunità per loro di presentare il valore scientifico di queste indagini, e per noi di fare tutte le domande che potremmo avere sui protocolli sperimentali e i potenziali rischi e vincoli che possono comportare. In realtà, i rischi, sono in genere davvero minimi: prima che un esperimento arrivi a questo punto, è stato esaminato a diversi livelli per assicurarsi che non ci siano preoccupazioni per i soggetti.

Dopo ho avuto l’opportunità di fare pratica nell’eseguire un’ecografia di un mio occhio. Non da sola, naturalmente. Per quanto ne capisco, ci vogliono anni per formare un operatore di ecografia. Ma ora sarò auspicabilmente capace di seguire correttamente le istruzioni quando la farò sulla Stazione sotto la guida a distanza di un operatore a terra.

Ora è il momento di andare in macchina all’aeroporto e prendere quell’aereo per l’Europa!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/08/23/l-465-farsi-unecografia-a-un...

To be continued ! [SM=g8278]


Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!



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