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Preparazione alla ISS International Space Station

Ultimo Aggiornamento: 26/12/2014 18:20
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Stellar Nebula
07/11/2014 11:31

L-396: Imparare a prelevare il sangue… ad Halloween
Inviato il 31 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 31 ottobre 2013—Oggi ho imparato a prelevare il sangue… non è in qualche modo in tema con Halloween?

Come sapete, la Stazione Spaziale Internazionale è un laboratorio dove facciamo ricerca in condizioni di microgravità. I membri dell’equipaggio sono importanti soggetti di test per i ricercatori sulla fisiologia umana, che cercano di comprendere meglio come lavora il corpo umano osservando il modo in cui si adatta all’ambiente spaziale.

Naturalmente il sangue contiene importanti marcatori biochimici di quell’adattamento. Ecco perché periodicamente abbiamo tutti in programma di sottoporci a prelievi di sangue: quanto spesso e quante provette preleviamo dipende dal reale programma sperimentale di cui siamo i soggetti.

Le provette riempite di sangue vengono poi conservate nel congelatore Melfi e riportate sulla Terra alla prima occasione utile di trasporto.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/31/l-396-imparare-a-prelevare-il-sangue-ad-ha...

L-395: I Control Moment Gyroscopes
Inviato il 1 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 1 novembre 2013—Finora ho passato la giornata al Neutral Buoyancy Laboratory (laboratorio di galleggiamento neutro) per preparare una sessione di addestramento in piscina che avrò venerdì prossimo con la veterana delle passeggiate spaziali Peggy Whitson.

Prima abbiamo avuto il cosiddetto corso a 1G, dove ci sono stati presentati l’hardware e le procedure. Dopo ho avuto l’opportunità di immergermi nella piscina per dare un’occhiata alle postazioni di lavoro e i percorsi di traslazione.

Sostituiremo due componenti: l’antenna in banda S (SASA) e uno dei quattro Control Moment Gyroscopes (CMG, giroscopi di controllo del momento). I CMG sono piuttosto massicci: nella foto potete vedere l’astronauta Dave Williams che ne tiene uno durante una passeggiata spaziale di STS-118, quando fu sostituito un CMG guasto della ISS.

Foto credit: NASA

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/01/l-395-i-control-moment-gyr...

L-394: Come raggiungere l’assenza di peso in acqua
Inviato il 2 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Houston (USA), 2 novembre 2013—Quest’ultima settimana ho passato un bel po’ di tempo al Neutral Buoyancy Laboratory. La foto che condivido è della sessione in tuta della scorsa settimana con il compagno d’equipaggio Scott Kelly.

Come potete vedere nella foto, appena veniamo calati in acqua all’inizio della giornata di addestramento i sommozzatori addetti alla sicurezza ci prendono in consegna. Prima che iniziamo le nostre sei ore di duro lavoro, è il momento del loro show!

Prima scuotono le nostre tute per eliminare le bolle d’aria che potrebbero essere rimaste intrappolate nelle pieghe dell’indumento esterno. Dopodiché, qualunque flusso di bolle d’aria rimanente indicherebbe una perdita della tuta, così questo è un buon momento per un controllo finale. Dopo il go dall’ingegnere delle tute che sta sorvegliando dalla piattaforma della piscina, i sommozzatori ci portano sul fondo per eseguire la bilanciatura iniziale.

Lo scopo della bilanciatura è assicurarsi che rimaniamo in galleggiamento neutro nell’acqua. Innanzitutto, naturalmente, che non abbiamo una tendenza a salire o scendere. E dopo viene la rotazione. Mentre eseguiamo i nostri controlli di comunicazione e ascoltiamo le istruzioni di sicurezza, i sommozzatori ci fanno ruotare in tutte le direzioni per rilevare qualunque tendenza della tuta a ruotare intorno al suo asse. Per neutralizzare quelle tendenze, possono inserire piccoli blocchi di pesi o gommapiuma di differenti densità in tasche dedicate posizionate intorno alle gambe, sullo zaino, e nella zona del petto.

È un’arte, piuttosto che una scienza. E gli aggiustamenti sono richiesti lungo tutta la sessione per compensare i cambiamenti di configurazione, la profondità dell’acqua a cui stiamo lavorando, e la tendenza della tuta a espandersi dopo diverse ore nell’acqua

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/02/l-394-come-raggiungere-lassenza-di-peso-i...

L-393: Niente cibo nelle passeggiate spaziali, solo un po’ d’acqua
Inviato il 3 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Houston (USA), 3 novembre 2013—Potreste esservi chiesti se i membri dell’equipaggio abbiano qualcosa da mangiare o da bere durante le passeggiate spaziali, che possono facilmente durare 7-8 ore.

Ho sentito che qualche tipo di barrette di cibo erano disponibili nella tuta in passato, ma l’esperienza ha mostrato che erano più un fastidio che un aiuto. In termini di energia, è più facile contare su una prima colazione abbondante.

C’è una borsa di acqua nella tuta, comunque. La usiamo anche in piscina per le nostre sessioni di 6 ore. È una sacca usa e getta che contiene fino a 32 once (quasi 1 litro) di acqua naturale. Quando arriviamo sulla piattaforma della piscina al mattino dopo il briefing, la prima cosa che facciamo è inserire quella sacca in una borsa di fissaggio riutilizzabile e orientare la valvola blu da addentare nel modo in cui preferiamo averla nel casco.

Dopo fissiamo la borsa all’interno della tuta con il velcro, assicurandoci che la valvola da addentare sia alla giusta altezza per essere raggiungibile facilmente. Proprio come le borse dell’acqua comunemente usate dai ciclisti e gli escursionisti, dovete addentare la valvola per aprire l’orifizio e succhiare acqua dalla borsa. Una volta che la rilasciate, l’orifizio si chiude per impedire la fuoriuscita di altra acqua.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/03/l-393-niente-cibo-nelle-passeggiate-spaziali-solo-un-po...

L-392: Piccoli trucchi del vivere nello spazio
Inviato il 5 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 4 novembre 2013—Dopo un po’ di “addestramento culturale” l’altra sera organizzato dal compagno di equipaggio Terry, che ha portato Anton e me alla partita di football degli Houston Texans ed è stato così paziente da spiegarci le regole, la settimana di addestramento è iniziata questa mattina a tutta velocità con una simulazione piuttosto lunga, in cui abbiamo fatto pratica con il ripristino da una grave perdita di alimentazione elettrica: una di quelle brutte situazioni in cui perdete le comunicazioni con il controllo missione e, come equipaggio, dovete andare a fondo in procedure lunghe e contorte per portare la Stazione in una configurazione sicura.

Più tardi nella giornata, un altro po’ di lavoro preparatorio con Peggy per la nostra sessione di addestramento EVA di venerdì, e dopo una rassegna degli aspetti abitativi della Stazione. Questo comprende cose ovvie come gli alloggi dell’equipaggio, le attività di pulizia e manutenzione, il cibo,… ma anche alcuni piccoli dettagli divertenti, come tutti i diversi dispositivi che possiamo usare per posizionare e assicurare le cose in orbita.

La maggior parte dei rack sulla Stazione ha dei cosiddetti “seat tracks” (binari del seggiolino): nella foto potete vedere due di questi binari che corrono da sopra a sotto uno accanto all’altro nel mockup della ISS. E vedete anche alcuni dei dispositivi che possiamo assicurare in ogni punto su un seat track e che possono a loro volta essere usati per montare e orientare laptop, sistemi di fissaggio per i piedi, fotocamere, luci supplementari e altro.

Piccoli trucchi del vivere nell’avamposto dell’umanità nello spazio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/05/l-392-piccoli-trucchi-del-vivere-nello...

L-391: Una giornata Pre & Post

Inviato il 5 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 5 novembre 2013—Un giornata veramente piena al mockup dell’airlock. È una giornata Pre & Post per me e Terry: una giornata di passeggiata spaziale, meno la passeggiata spaziale vera e propria.

Se ve la siete persa, date un’occhiata alla nota L-470 per ulteriori informazioni sul corso di Pre & Post.

Quella volta ero il quarto membro dell’equipaggio, il che significa che ero la persona in supporto “all’interno”. Oggi, Terry e io saremo realmente nella tuta. Questa mattina abbiamo avuto alcuni briefing e attività pratiche sulla preparazione dell’airlock e delle tute e fra pochi minuti, dopo una pausa pranzo molto in anticipo, indosseremo le nostre sottotute per il controllo termico per iniziare la vestizione e i protocolli di prebreath.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/05/l-391-una-giornata-pre-post/

L-390: Il protocollo di prebreathing
Inviato il 6 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 6 novembre 2013—Come ho detto nella mia nota di ieri, Terry e io abbiamo passato la giornata nel mockup dell’airlock per provare le procedure di pre- e post-EVA.

L’argomento più importante della giornata è stato il protocollo di prebreathing. Prima di depressurizzare l’airlock al vuoto e aprire il portello per uscire a compiere una passeggiata spaziale, abbiamo bisogno di fare il prebreathing dell’ossigeno puro per purificare l’azoto dal nostro flusso sanguigno e prevenire i sintomi della malattia da decompressione quando si è all’esterno per una EVA. Sì, è lo stesso problema che i sommozzatori potrebbero avere quando riemergono: passare da una pressione più alta a una più bassa. La tuta, infatti, è pressurizzata solo a circa un terzo della pressione atmosferica: altrimenti risulterebbe troppo rigida e sarebbe impossibile compiere lavori complessi standoci dentro.

Ci sono diversi protocolli di prebreathing. Quello più comunemente usato ora è l’In-Suit Light Exercise (esercizio leggero nella tuta). Dopo aver respirato ossigeno puro attraverso una maschera per circa un’ora mentre si esegue il lavoro preparatorio iniziale, i membri dell’equipaggio assegnati alla EVA indossano la tuta, la purificano per alcuni minuti per ottenere un’atmosfera di ossigeno puro all’interno, e dopo fanno piccoli movimenti con le braccia e le gambe per circa 50 minuti. Questo aumenta leggermente il ritmo metabolico e velocizza la purificazione dell’azoto.

Uno degli obiettivi del corso di Pre & Post di ieri è stato per Terry e me capire quanto intenso (o in realtà poco intenso) quell’esercizio nella tuta debba essere per raggiungere il ritmo metabolico stabilito. Il personale medico ci ha dato feedback in tempo reale basato sulla nostra produzione di CO2 in modo che potessimo regolare l’intensità del lavoro e, auspicabilmente, sviluppare una certa memoria del livello ideale di sforzo che è richiesto.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/06/l-390-il-protocollo-di-prebr...

L-389: Una giornata di simulazioni di emergenze
Inviato il 8 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti


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Johnson Space Center (Houston, USA), 7 novembre 2013—Oggi Terry, Anton e io abbiamo avuto una simulazione di 5 ore in cui abbiamo provato le risposte alle emergenze: casi di incendio, scenari di depressurizzazione, e un caso della temuta perdita di ammoniaca.

Per l’occasione ho pensato di condividere questo vecchio post di molto prima del periodo del diario. E se volete veramente sapere di più degli incendi sulla ISS, potete anche dare un’occhiata a questo post di blog.

Fra pochi minuti noi tre torneremo nei mockup per un altro tipo di addestramento d’emergenza. Lo chiamiamo Megacode ed è un’opportunità di provare la nostra risposta ai casi di condizioni mediche pericolose per la vita come un arresto cardiaco.
Il posto di lavoro più sicuro della Terra è fuori dal pianeta… la maggior parte del tempo

Seriamente, dal punto di vista della sicurezza sul lavoro, la Stazione Spaziale Internazionale è piuttosto difficile da battere. Non solo non potete in alcun modo cadere da una scala nello spazio, ma è anche molto improbabile che prendiate una scossa elettrica. Troverete difficilmente oggetti appuntiti con cui tagliarvi o superfici esposte abbastanza calde da bruciarvi, e tutto il materiale tossico è isolato dall’atmosfera della Stazione da diversi strati di contenimento. I rari oggetti infiammabili presenti a bordo sono diligentemente conservati in sacche non infiammabili in Nomex. Se la vostra attività vi espone a qualche pericolo, dei grandi blocchi di avvertimento nelle vostre procedure vi ricorderanno i passi opportuni da compiere per assicurare che non vi facciate male. Anche i team di sicurezza a terra rivedono quelle procedure così come tutto l’equipaggiamento, e fanno ogni sforzo per assicurarsi che la ISS sia un posto di lavoro tanto sicuro quanto si possa ottenere.

E ha molto senso fare questo sforzo! Possiamo fornire solo cure mediche limitate all’equipaggio in orbita e sarebbe un problema enorme riportare sulla Terra un membro dell’equipaggio ferito—in realtà, verosimilmente l’intero equipaggio della Soyuz, tre persone su sei, dovrebbe ritornare.

Tuttavia, per quanto sicura sia la Stazione, le cose possono ancora andare nel modo sbagliato e buona parte del nostro addestramento è mirata a insegnarci come gestire i problemi. Dobbiamo sapere cosa fare quando l’equipaggiamento si rompe, e qualcuno di noi viene anche addestrato a fornire assistenza medica di base a un compagno di equipaggio nel caso di un incidente. Ma soprattutto dobbiamo essere in grado di reagire rapidamente e lavorare efficientemente come un equipaggio se un giorno una di tre temute luci sui Caution and Warning Panels (pannelli delle precauzioni e avvertimenti) installati lungo tutta la Stazione si accendesse, accompagnata da una sirena intermittente ben conosciuta: il segnale d’emergenza.

Ogni luce è associata a una di queste situazioni molto serie, che può mettere in pericolo la vita dell’equipaggio e la sopravvivenza della stessa Stazione: incendio, depressurizzazione rapida e atmosfera tossica. Riceviamo un ampio addestramento su questo e nessun equipaggio va in orbita senza aver dimostrato la padronanza della risposta alle emergenze in situazioni diffe

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/08/l-389-una-giornata-di-simulazioni-di-em...

L-387: Un’altra giornata sott’acqua!
Inviato il 9 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Houston (USA), 9 novembre 2013—Ieri un’altra giornata di addestramento piena al Neutral Buoyancy Laboratory (NBL), insieme con l’astronauta veterana delle passeggiate spaziali Peggy Whitson.

Prima abbiamo fatto pratica con la sostituzione di un’antenna SASA guasta in cima al traliccio. Si tratta della nostra antenna in banda S che fornisce il collegamento principale a terra audio, telemetrico e di comando. Visto che il ricambio SASA è situato dietro al traliccio, questo non è un compito che possiamo svolgere con il supporto del braccio robotico. Invece, abbiamo fatto pratica con una tecnica di scavalcamento utilizzando degli APFR multipli (sta per Articulating Portable Foot Restraint—vedete la nota L-411 se ve la siete persa!).

Per questa tecnica, un membro dell’equipaggio è ancorato all’APFR e tiene l’antenna mentre l’altro fa girare la piattaforma dell’APFR verso la direzione in cui dobbiamo muoverci, quindi va a preparare un altro APFR più avanti lungo il percorso per ricevere l’antenna. E così via per alcuni passi di staffetta.

Dopo abbiamo provato la rimozione di uno dei quattro Control Moment Gyroscopes, i componenti che vengono usati per la maggior parte del tempo per mantenere l’orientamento della Stazione.

Nella composizione fotografica (per gentile concessione di Lionel Ferra) potete vedere il briefing, il momento in cui siamo state calate in acqua, e le viste dalle nostre telecamere sui caschi.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/09/l-387-unaltra-giornata-so...

L-386: Aspettando l’atterraggio di Luca, Karen e Fyodor!
Inviato il 10 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 10 novembre 2013—Ragazzi, come vola il tempo! Sembra ieri quando commentavo le immagini in diretta del lancio della Soyuz TMA-09M dalla sede dell’Agenzia Spaziale Italiana a Roma ed eccoci qui: questa notte Luca, Karen e Fyodor ritorneranno sul pianeta dopo avere avuto la corsa della loro vita mentre rientreranno nell’atmosfera. Sono fortunata perché avrò l’opportunità di seguire il rientro e l’atterraggio dal Controllo Missione di Houston.

Come avviene un rientro? Alle 23:26:00 GMT (ora di Greenwich, le 00:26:00 italiane di lunedì 11 novembre 2013) verrà inviato il comando di sgancio. Il sistema è molto semplice: entro circa 2,5 minuti i ganci del sistema di attracco si apriranno e i respingitori a molla all’interfaccia di attracco daranno alla Soyuz una piccola velocità di separazione di circa 12 cm/sec.

Una volta raggiunta una distanza di sicurezza, dopo altri 3 minuti circa, i motori di controllo dell’assetto della Soyuz si accenderanno per circa 15 secondi. La chiamiamo accensione di separazione.

Solo dopo sarà attivato il sistema di guida e navigazione della Soyuz. Per prima cosa, esso farà ruotare il veicolo per trovare la Terra con il suo sensore infrarosso. Una volta che il sensore rileva le emissioni infrarosse della Terra, queste inizieranno a fornire al sistema di controllo dell’assetto le informazioni necessarie per orientare la Soyuz lungo la verticale locale, con il periscopio diretto verso la Terra, in modo che il Comandante possa verificare visivamente che l’orientamento sia corretto. La Soyuz starà anche volando “all’indietro”, con l’ugello di scarico del motore principale rivolto nella direzione del volo. Viene chiamato “orientamento di frenata”.

L’accensione di frenata è programmata per questa notte alle 01:55:33 GMT (le 02:55:33 italiane dell’11 novembre) e durerà circa 4,5 minuti. Ecco alcuni dati piuttosto sorprendenti. La velocità orbitale della Stazione è compresa fra 7 e 8 km al secondo, o fra 7.000 e 8.000 metri/secondo. L’accensione di deorbitazione è di “soli” 128 metri/secondo. È quanto basta per toccare il suolo meno di un’ora dopo!

Ma prima sarà avvenuta la separazione dei moduli verso le 02:23 GMT (le 03:23 italiane): ricordate che solo il modulo di discesa centrale a forma di campana può sopravvivere intatto al rientro nell’atmosfera!

A circa 10 km terminerà la guida di rientro attiva e sarà aperto il paracadute. Aspettatevelo intorno alle 02:35 GMT (03:35 italiane). Dopo ci vorranno circa 15 minuti fino all’impatto, durante il quale lo scudo termico verrà sganciato via per esporre i retrorazzi, e i seggiolini si estenderanno fino alla posizione “armata” per dare agli assorbitori d’urto la corsa di cui hanno bisogno per lavorare efficacemente. Anche con l’accensione dei retrorazzi, che potete vedere nella foto, non è certamente un atterraggio morbido!

Godetevi la corsa e state al sicuro Luca, Karen e Fyodor. Non vedo l’ora di vedervi presto!

Foto credit: NASA/Bill Ingalls

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/10/l-386-aspettando-latterraggio-di-luca-karen-e...

L-385: Un bel video ESA sul rientro della Soyuz
Inviato il 11 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Houston (USA), 11 novembre 2013—Oggi è una festività federale qui negli USA, quindi niente addestramento.

Felice Gionata dei Veterani, specialmente a quelli che hanno prestato servizio!

Mentre mi godo una piacevole giornata di sole in Texas—uno dei miei ultimi giorni a questa latitudine prima di volare in Europa venerdì—Luca e Karen sono in viaggio verso Houston dopo il loro atterraggio sani e salvi l’altra sera. Rientrare dall’orbita richiede solo poche ore, ma il viaggio dal Kazakistan è un bel po’ più lungo. Arriveranno questa sera tardi e passeranno alcuni giorni in appositi alloggi al Johnson Space Center, prima che i medici spaziali li autorizzino ad andare a casa. I loro programmi per le prossime settimane saranno pieni di attività di riabilitazione, raccolta di dati scientifici e debriefing. E naturalmente anche di momenti insieme con la famiglia e gli amici, che avranno probabilmente molte domande!



Se siete interessati a saperne di più sul rientro e l’atterraggio della Soyuz, consiglio questo video nuovo di zecca prodotto dall’European Astronaut Centre. È un mix di filmati reali—anche dall’interno del modulo di discesa—ottime animazioni 3D e interviste ad astronauti veterani che sono già stati su quelle montagne russe. Penso che vi piacerà!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/11/l-385-un-bel-video-esa-sul-rientro-dell...

L-384: Bandana day in nome della scienza

Inviato il 13 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 12 novembre 2013—Due lunghe simulazioni oggi.

La mattina è stata una giornata di rendezvous e cattura di Cygnus con Terry e Butch alla postazione di lavoro robotica, principalmente lavorando su scenari di malfunzionamento differenti relativi al braccio robotico o il veicolo in visita.

Nel pomeriggio sono stata da sola nei mockup della ISS facendo pratica con le procedure che riguardano l’acqua: la raccolta di campioni d’acqua, l’analisi microbiologiche a bordo, le operazioni Total Carbon Analyzer (analizzatore dell’anidride carbonica totale), e le analisi dello iodio con lo spettrofotometro. Mettiamo lo iodio nelle tubazioni dell’acqua potabile per prevenire la crescita batterica, ma rimuoviamo anche lo iodio prima che l’acqua venga distribuita per il consumo. Ecco perché analizziamo periodicamente lo iodio per assicurarci che il processo di rimozione funzioni bene.

Oggi sto anche cominciando la mia primo Baseline Data Collection (raccolta dati di riferimento) come soggetto umano. Questa mattina ho avuto un’introduzione alla strumentazione e fra un paio d’ore inizierò un periodo di monitoraggio di 36 ore in cui indosserò dei sensori di temperatura sulla fronte e lo sterno. L’obiettivo è raccogliere le fluttuazioni diurne come parte dell’esperimento ESA “Ritmi Circadiani”. Come potete vedere nella foto, domani sarà un bandana day. I ricercatori ne hanno gentilmente fornita una nel kit dell’esperimento!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/13/l-384-bandana-day-in-nome-della-...

L-383: Chi fa cosa nel giorno del rendezvous e cattura
Inviato il 13 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 13 novembre 2013—Come ho detto nella nota di ieri, ho avuto ieri l’opportunità di provare le operazioni di rendezvous e cattura con i compagni di equipaggio Terry e Butch, probabilmente l’ultima volta che ci troviamo a fare una simulazione in tre persone nella Cupola.

Il lavoro può essere in realtà svolto da due persone, vale a dire un Visiting Vehicle Officer (VV1, ufficiale del veicolo in visita) primario con il supporto di un secondo membro addestrato dell’equipaggio (VV2). I ruoli vengono scambiati al punto di cattura a 10 metri. Il VV2 diventa M1 ed è il primario per la cattura, il che significa che sta effettivamente pilotando il braccio robotico. Il VV1 diventa M2, un ruolo di supporto nelle operazioni di cattura: mentre M1 si concentra sul bersaglio per portare il braccio e l’attuatore nell’inviluppo di presa, M2 ha il controllo delle telecamere, le comunicazioni con la terra e gli aggiornamenti a voce sulla distanza dal perno di presa.

Se c’è un terzo membro addestrato dell’equipaggio a bordo, abbiamo il lusso di avere un VV3: un terzo paio di occhi e qualcuno che può avere specificamente la responsabilità delle nostre cue cards (schede riassuntive) di malfunzionamento.

Nella foto allegata potete vedere il nostro Cygnus simulato avvicinarsi al punto di cattura a 10 metri e il Canadarm2 pronto nella posizione iniziale di cattura.

Foto credit: NASA/Harnett

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/13/l-383-chi-fa-cosa-nel-giorno-del-rendezvous-e-...

L-382: Perché servono le telecamere anche con le finestre grandi
Inviato il 13 novembre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 14 novembre 2013—Quando monitoriamo l’avvicinamento di un veicolo in visita come Dragon, Cygnus o HTV, alla postazione di lavoro robotica abbiamo generalmente tre viste di telecamere.

Considerato che usiamo la Cupola come postazione di lavoro primaria (c’è un backup nel laboratorio Destiny), potreste chiedervi perché ci servono le viste delle telecamere, dal momento che abbiamo una visuale diretta attraverso le finestre. La ragione è che abbiamo bisogno degli overlay, cioè informazioni aggiuntive generate dal software e sovrapposte all’immagine della telecamera. Un elemento importante è il corridoio in cui si suppone che si trovi il veicolo durante l’avvicinamento. Disponiamo anche di un overlay con il volume di presa in cui il meccanismo di presa deve trovarsi per la cattura, e molti dati telemetrici.

Il monitor centrale ha la vista della telecamera dell’attuatore all’estremità con la sovrapposizione dell’inviluppo di presa: la croce e le barre che potete vedere nella foto. Nella foto il veicolo è ancora troppo lontano, ma quando mantiene la posizione al punto di cattura, il bersaglio situato accanto al meccanismo di presa è in vista.

L’overlay ci permette dunque di capire quali correzioni traslazionali e rotazionali abbiamo bisogno di eseguire per allineare il perno con l’attuatore all’estremità, oltre che quando siamo alla giusta distanza per premere il grilletto per chiudere i lacci.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/13/l-382-perche-servono-le-telecamere-anche-con-le-finestre...

L-380: Di ritorno in Europa e un breve LOS prima di ATV
INVIATO IL 16 NOVEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI

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Colonia (Germania), 16 novembre 2013—È bello essere di nuovo a casa in Europa dopo un’intensa trasferta di addestramento di sei settimane al Johnson Space Center. Anche se la temperatura mite del Texas in questo periodo dell’anno certamente non mi dispiaceveva.

Ho in arrivo una settimana senza addestramento—un paio di giorni liberi e dopo diversi briefing, riunioni e lavoro amministrativo all’European Astronaut Centre.

Riprenderò l’addestramento il 25 novembre con la mia seconda settimana su ATV, insieme con il compagno di equipaggio Sasha. Il programma non è ancora definitivo, mai potrei anche trovarmi sulla ISS quando il nostro ultimo ATV, Georges Lemaître, lascerà la Stazione. Nella foto potete vedere la recente partenza dell’ATV-4 Albert Einstein.

Fino a quando riprenderò l’addestramento, questo diario sarà LOS
  • . Ci vediamo dall’altra parte!

    Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

    Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/16/l-380-di-ritorno-in-europa-e-un-breve-los-prima...

    L-365: Oggi manca un anno al lancio, che ci crediate o no!
    INVIATO IL 24 NOVEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI

    [IMG]http://i62.tinypic.com/jt5qu8.jpg[/IMG]

    Colonia (Germania), 24 novembre 2013—È un grande giorno! Secondo il piano attuale, il lancio della nostra Soyuz TMA-15M avverrà il 24 novembre 2014.

    Sì, se vi siete accorti che ho aggiustato la matematica del countdown, avete ragione: quando ho iniziato il Diario l’estate scorsa il lancio era fissato per l’1 dicembre. E nemmeno la nuova data di lancio è scolpita nella pietra: è ancora probabile che ci siano aggiustamenti nel programma dei lanci.

    Ma per ora, festeggiate con me: è L-1 anno!

    Foto: il lancio della Expedition 38 il 7 novembre 2013. Credit: NASA

    Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

    Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/24/l-365-oggi-manca-un-anno-al-lancio-che-ci-credia...

    L-364: Se siamo quelli che faranno tornare a “casa” l’ultimo ATV
    INVIATO IL 25 NOVEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI

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    European Astronaut Centre (Colonia, Germania), 25 novembre 2013—Di ritorno nel mondo dell’ATV
  • con Sasha all’European Astronaut Centre qui a Colonia.

    Essendo l’equipaggio di backup della Expedition 40, che sarà sulla ISS per la maggior parte della missione di ATV-5, Sasha e io stiamo seguendo l’addestramento completo sul monitoraggio del rendezvous e l’attracco dell’ATV e tutte le operazioni della fase in cui è collegato alla Stazione, come il trasferimento di acqua e gas.

    Tuttavia, a meno che ci sia veramente bisogno per noi di volare sei mesi prima—che è molto improbabile!—o che il lancio di ATV-5 slitti significativamente, il mio collega Shenanigan Alex e il suo equipaggio si prenderanno cura di tutte quelle operazioni.

    Comunque, è certamente possibile che Sasha e io saremo quelli che chiuderanno il portello e manderanno l’ultimo ATV nella sua corsa distruttiva nell’oceano attraverso l’atmosfera. Quindi, oggi abbiamo avuto la nostra introduzione alle operazioni di partenza. Molto più semplici delle operazioni di rendezvous, come potete immaginare: dopo tutto, quando la traiettoria generale è “lontano” da voi, invece di “verso” di voi, le cose sono inevitabilmente meno complesse.

    Siete in grado di riconoscere l’ATV nella foto? È l’ATV-2 Johannes Kepler dopo lo sgancio, per gentile concessione della Expedition 28 (credit: NASA).

  • Nel caso non abbiate familiarità con l’ATV, questa vecchia nota del Diario ha alcune informazioni generali.

    Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

    Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/11/25/l-364-se-siamo-quelli-che-faranno-tornare-a-casa-lult...

    To be continued ! [SM=g8278]


    Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!



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