Il Cesena Siamo Noi
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I 10 (s)punti di Stefano Severi

Ultimo Aggiornamento: 05/05/2024 01:36
22/04/2020 10:46
 
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Re: 80 anni in... dieci spunti - del conseguimento della maggiore età
bismark67, 21/04/2020 21:07:


1. Il momento più alto - Cesena-Magdeburgo 3-1. È vero, siamo stati eliminati, ma resta pur sempre una vittoria europea, impreziosita sia dal valore dell'avversaria, sia dal livello altissimo della Coppa Uefa, privilegio dell'elite dei club europei. E non solo il Cesena ne ha fatto parte ma si è persino tolto la soddisfazione di vincere una partita.

2. Il momento più basso - La lettera di Giorgio Lugaresi. Estate 2018: il destino dell'AC Cesena è ormai segnato, anni di scellerata gestione societaria ne hanno determinato il depauperamento delle casse e non si trova più nessuno disposto a far credito ai bianconeri. L'allora presidente minaccia di farla finita con una mail spedita a varie testate giornalistiche in cui alterna accuse a politici e imprenditori, minacce (disattese) di farla finita e persino frasi apparentemente sconnesse (i famosi ristoranti di pesce trovati chiusi). Il dramma sportivo (per i tifosi) e umano (per dipendenti e fornitori) si trasforma in farsa agli occhi dei media nazionali che ovviamente si avventano voracemente sulla succulenta notizia.

3. L'uomo simbolo - Edmeo Lugaresi. Meo non aveva forse gli atteggiamenti nobiliari del conte Rognoni e al tempo stesso era ancora più diretto dello zio Dino Manuzzi: proprio per questo è la figura che meglio rappresenta i primi 80 anni di storia del Cesena. Orgogliose radici contadine, testardaggine unita a grande umiltà e capacità di chiedere scusa e soprattutto una passione infinita per i colori bianconeri. Ci riconosciamo un po' tutti in lui, in quanto tifosi cesenati, no?

4. Il grande rimpianto - Cremona 1994. Hubner, quel pallonetto e poi basta, che mi fa ancora male anche il solo ripensare a quel giorno.

5. Il trofeo - Coppa Italia Serie C 2004. A livello di prima squadra è l'unico, ma sentitissimo, trofeo. E porta la firma di un certo Fabrizio Castori.

6. Il bomber - Dario Hubner. Il centravanti è inevitabilmente il giocatore che più facilmente entra nel cuore dei tifosi: quando si tratta poi del miglior marcatore in assoluto del Cesena, allora non c'è partita. Al suo arrivo in riva al Savio tecnicamente era bruttissimo, quando scattava piegava la testa tanto e sembrava correre stortissimo, poi però prendeva la palla e faceva gol. Bomber operaio.

7. Lo stadio - La Fiorita. Grazie Orogel che hai pagato due volte per mettere il tuo nome al Dino Manuzzi, ma per un giorno restiamo nostalgici e chiamiamo il nostro tempio con il nome del quartiere popolare che lo ha resto celebre in tutta Italia. "Eravamo alla Fiorita, concentrati sul pallone..."

8. Il capitano - Giampiero Ceccarelli. Oltre cinquecento presenze tutte con la stessa maglia, quella del Cesena. È un monumento vivente appartenente alla storia bianconera. Proprio per questo andrebbero perseguiti senza indulgenza coloro che hanno imbrattato tale monumento sfruttandone sia il nome che l'enorme passione in epoche recenti.

9. Lo spareggio - San Benedetto 1987. La partita per antonomasia. Una cornice di pubblico da favola con due tifoserie super, uno stadio affascinante (elementi questi venuti a mancare sia a Lumezzane 2004 che Latina 2014) e una partita da brividi (a differenza di Cremona 1994). Ci sono eventi che segnano una generazione e per un tifoso del Cesena la vittoria di San Benedetto del Tronto è persino più rappresentativa degli anni '80 della vittoria del Mondiale in Spagna nel 1982.

10. Gli allenatori - Pierpaolo Bisoli e Fabrizio Castori. Il Palmares indica senza ambiguità Bisoli, ma il Castori aggrappato alla ringhiera a Lumezzane merita parimenti un posto nell'olimpo di questi primi 80 anni.
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"non vorrete fare la fine del Parma?" (giorgino - 3anni e 2 mesi di reclusione - EDIT 3anni 8mesi)
"Il Cesena lo salveremo" (urbini - 1anno e 6 mesi di reclusione)
14/08/2020 02:21
 
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Sei di Rimini se...

1. "Spendere 120mila euro per acquistare il cavalluccio e poi lasciare a casa dirigenti, giocatori, magazzinieri e mezza squadra è una vergogna1!1!1".

2. "Io non tifo Martorano".

3. "Fedeli è uno che gira con la Ferrari: al Cesena serve un presidente così, uno coi soldi".

4. "Siamo falliti per colpa della PEC dell'Agenzia delle Entrate proprio mentre avevamo persino i tifosi in CdA a controllare"

5. "Agliardi e De Feudis sono vecchi ed era giusto che smettessero di giocare, perlomeno a Cesena".

6. "Vado a caccia solo vestendo capi firmati Lapponia".

7. "In Champions tifo Atalanta perchè ci ha aiutato tantissimo in passato e senza questo aiuto saremmo falliti molto prima".

8. "Con questi soci qua non andremo mai da nessuna parte, con Profumeria Sabrina scordiamoci la B".

9. "Ci vorrebbe uno come Rino Foschi".

10. "Non vedo l'ora di comprare il giornale per leggere le interviste ai nostri giocatori. Mica come Bertozzi che parla solo degli ex".
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#cesenainbolgia
14/08/2020 08:12
 
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io non tifo Martorano.
14/08/2020 08:51
 
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Re:
stanislao.moulinsky, 14/08/2020 08:12:

io non tifo Martorano.




credo fosse ironico...
14/08/2020 08:54
 
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Re: Re:
titillo.33, 8/14/2020 8:51 AM:




credo fosse ironico...




immagino. Ma alla fine, sti dieci spunti cosa dicono?
14/08/2020 14:35
 
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Re: Re: Re:
stanislao.moulinsky, 14/08/2020 08:54:




immagino. Ma alla fine, sti dieci spunti cosa dicono?




che essendo di Rimini non tifi Martorano



Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù (cit.)
14/08/2020 17:07
 
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non siate troppo severi





"non vorrete fare la fine del Parma?" (giorgino - 3anni e 2 mesi di reclusione - EDIT 3anni 8mesi)
"Il Cesena lo salveremo" (urbini - 1anno e 6 mesi di reclusione)
19/08/2020 22:56
 
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Dieci cose da fare a Cesena prima di morire

Niente sarà più come prima, ma (anche) in riva al Savio il pallone continuerà a rotolare: ecco allora un pezzo speciale riservato SOLO a chi, da sempre, vive a pane e Cavalluccio

Niente (o quasi) sarà più come prima. Anche nel calcio. Questo, ormai, lo abbiamo capito tutti. Anche nell’era post-Covid 19, però, il ‘povero’ Cesena continuerà ad esserci. E con il Cesena continueranno ad esserci pure i suoi straordinari tifosi. Ed allora… ecco le dieci cose che, secondo me, ogni tifoso (o tifosa) del Cavalluccio dovrebbe fare prima di morire. Virus (e Stefano Bonaccini) permettendo, ovviamente.


1. Mettere sul proprio comodino una bella immagine di Alberto Rognoni, di Dino Manuzzi o di Edmeo Lugaresi. E chissenefrega se la foto del tuo matrimonio dovrà finire dentro un cassetto. Assieme a quei terribili calzini a scacchi che ti ha regalato tua suocera lo scorso Natale

2. Cantare a squarciagola l’intramontabile Forza Cesena di Lucio di Cesenatico. Magari in curva, al fianco di Davide Biondini o di Mattia Graffiedi. Perché andare in curva e non cantare Forza Cesena è un po’ come andare ad Eurochocolate con le emorroidi. Era meglio rimanere a casa…

3. Riguardarsi (almeno) dieci volte su YouTube le immagini di Cesena-Milan 2-0 dell’11 settembre 2010. Bogdani e Giaccherini che mandano al Diavolo Ibra e Pirlo, Igor Campedelli che fa andare il risotto di traverso a Silvio Berlusconi: godimento allo stato puro…

4. Fare un pellegrinaggio. Non a Lourdes, come consiglia quel gran patacca di Paolo Brosio. Ma a San Benedetto del Tronto, come consiglia il mitico Agatino Cuttone. Perché, quella arpionata al Riviere delle Palme nel 1987, resta la promozione più bella di sempre

5. Baciare la donna (o l’uomo) che ami in curva Mare, un secondo dopo che il Cesena ha segnato un gol decisivo. Magari in pieno recupero. Magari in netto fuorigioco. Magari al Rimini. Al Bologna. O al – ehm ehm – Matelica

6. Comprarsi almeno un libro del giornalista-storico-tifoso Giovanni Guiducci. Perché purtroppo, gli anni del 2-1 alla Juventus o della romantica doppia sfida di Coppa col Magdeburgo, non torneranno – sigh – mai più. No, tranquilli: non sono un pessimista. Sono soltanto un ottimista che si è preventivamente informato…

7. Farsi almeno tre trasferte nel Profondo Sud a braccetto del Cavalluccio. Per capire l’effetto che fa. Per comprendere una volta per tutte che, a Cesena, la pressione ‘tirata fuori’ (anche) da Francesco Modesto, non c’è. Non c’è mai stata. E mai ci sarà. Perché se a Cesena c’è pressione, Valentina Nappi è ancora vergine…

8. Stringere la mano a Giampiero Ceccarelli, recordman assoluto di presenze in bianconero. Ad Adriano Piraccini, altro vecchio leone cesenate. A Manolo Pestrin, che ha versato lacrime vere per il Cesena. E a Giuseppe De Feudis. Perché il Conte è il… Conte. Un mito dal sangue blu. Nonostante i suoi ultimi stipendi (quasi) da operaio

9. Appendere alle pareti della propria stanza da letto un poster di Pierpaolo Bisoli, di Bruno Bolchi, di Pippo Marchioro e di Fabrizio Castori. E in bagno? Magari sopra al water? Largo subito alle gigantografie di Giovanni Vavassori e del sempre sponsorizzatissimo Marco Giampaolo. Così, per vedere l’effetto che fa…

10. Ringraziare tutti coloro che hanno riportato il prezioso Cavalluccio all’ovile. E, visto che ci siamo, al contempo mandare a quel paese almeno un dirigente che ha fatto miseramente fallire il ‘vecchio’ Cesena. Un dirigente a scelta. E voi chi scegliete?
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20/08/2020 00:49
 
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Ancora oggi escono sui giornali tesori che il vecchio Cesena aveva.

Era ricco di talenti così ricco che hanno preferito comprarlo all'asta.

Poi si può dire e mandare a culo chi si vuole.

I godimenti sportivi erano reali.

La mela era quella.

20/08/2020 15:52
 
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Re:
bismark67, 19/08/2020 22:56:

Dieci cose da fare a Cesena prima di morire

Niente sarà più come prima, ma (anche) in riva al Savio il pallone continuerà a rotolare: ecco allora un pezzo speciale riservato SOLO a chi, da sempre, vive a pane e Cavalluccio

Niente (o quasi) sarà più come prima. Anche nel calcio. Questo, ormai, lo abbiamo capito tutti. Anche nell’era post-Covid 19, però, il ‘povero’ Cesena continuerà ad esserci. E con il Cesena continueranno ad esserci pure i suoi straordinari tifosi. Ed allora… ecco le dieci cose che, secondo me, ogni tifoso (o tifosa) del Cavalluccio dovrebbe fare prima di morire. Virus (e Stefano Bonaccini) permettendo, ovviamente.


1. Mettere sul proprio comodino una bella immagine di Alberto Rognoni, di Dino Manuzzi o di Edmeo Lugaresi. E chissenefrega se la foto del tuo matrimonio dovrà finire dentro un cassetto. Assieme a quei terribili calzini a scacchi che ti ha regalato tua suocera lo scorso Natale

2. Cantare a squarciagola l’intramontabile Forza Cesena di Lucio di Cesenatico. Magari in curva, al fianco di Davide Biondini o di Mattia Graffiedi. Perché andare in curva e non cantare Forza Cesena è un po’ come andare ad Eurochocolate con le emorroidi. Era meglio rimanere a casa…

3. Riguardarsi (almeno) dieci volte su YouTube le immagini di Cesena-Milan 2-0 dell’11 settembre 2010. Bogdani e Giaccherini che mandano al Diavolo Ibra e Pirlo, Igor Campedelli che fa andare il risotto di traverso a Silvio Berlusconi: godimento allo stato puro…

4. Fare un pellegrinaggio. Non a Lourdes, come consiglia quel gran patacca di Paolo Brosio. Ma a San Benedetto del Tronto, come consiglia il mitico Agatino Cuttone. Perché, quella arpionata al Riviere delle Palme nel 1987, resta la promozione più bella di sempre

5. Baciare la donna (o l’uomo) che ami in curva Mare, un secondo dopo che il Cesena ha segnato un gol decisivo. Magari in pieno recupero. Magari in netto fuorigioco. Magari al Rimini. Al Bologna. O al – ehm ehm – Matelica

6. Comprarsi almeno un libro del giornalista-storico-tifoso Giovanni Guiducci. Perché purtroppo, gli anni del 2-1 alla Juventus o della romantica doppia sfida di Coppa col Magdeburgo, non torneranno – sigh – mai più. No, tranquilli: non sono un pessimista. Sono soltanto un ottimista che si è preventivamente informato…

7. Farsi almeno tre trasferte nel Profondo Sud a braccetto del Cavalluccio. Per capire l’effetto che fa. Per comprendere una volta per tutte che, a Cesena, la pressione ‘tirata fuori’ (anche) da Francesco Modesto, non c’è. Non c’è mai stata. E mai ci sarà. Perché se a Cesena c’è pressione, Valentina Nappi è ancora vergine…

8. Stringere la mano a Giampiero Ceccarelli, recordman assoluto di presenze in bianconero. Ad Adriano Piraccini, altro vecchio leone cesenate. A Manolo Pestrin, che ha versato lacrime vere per il Cesena. E a Giuseppe De Feudis. Perché il Conte è il… Conte. Un mito dal sangue blu. Nonostante i suoi ultimi stipendi (quasi) da operaio

9. Appendere alle pareti della propria stanza da letto un poster di Pierpaolo Bisoli, di Bruno Bolchi, di Pippo Marchioro e di Fabrizio Castori. E in bagno? Magari sopra al water? Largo subito alle gigantografie di Giovanni Vavassori e del sempre sponsorizzatissimo Marco Giampaolo. Così, per vedere l’effetto che fa…

10. Ringraziare tutti coloro che hanno riportato il prezioso Cavalluccio all’ovile. E, visto che ci siamo, al contempo mandare a quel paese almeno un dirigente che ha fatto miseramente fallire il ‘vecchio’ Cesena. Un dirigente a scelta. E voi chi scegliete?
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questo non è Severi, il buon gusto e la juventinità di bertozzi emergono prepotentemente ai punti 2 e 5 (più oltre non sono andato)



Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù (cit.)
28/09/2020 19:56
 
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Schadenfreude

Tornano i 10 (s)punti, la rubrica che più vi era mancata durante il lockdown. Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza di Chicco Agliardi".

1. Bentornati. A voi, e ai nostri 10 (s)spunti, anno settimo. L’esordio di questa rubrica risale al 31 agosto 2014, Cesena-Parma 1-0. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti ma soprattutto ne è passata da un Cesena-Vicenza 1-3 dello scorso 23 febbraio, ultima gara ufficiale del Cesena prima di oggi.

2. Mi perdonerete l’enfasi e il fuori tema ma è bene sottolineare come questo ritorno al calcio giocato non sia affatto scontato e parimenti vada adeguatamente celebrato. In quel pomeriggio di febbraio si intuiva che qualcosa di grosso stesse bollendo in pentola ma in pochi – onore a loro – avevano veramente capito a cosa saremmo andati incontro. Venne poi il picco dei contagi, le serate a guardare Conte in diretta alla tv e le settimane di lockdown.

3. Ammetto che vengono i brividi al solo pensiero di quell’esperienza ai limiti della sopportazione umana, alle zone rosse, ai posti di blocco per la strada, all’autocertificazione per ogni minimo spostamento e ai confini nazionali chiusi quasi come in tempo di guerra. Ecco, oggi siamo tornati a giocare a calcio, quello vero. Dai, va bene così, per iniziare.

4. Certo, ancora non ci sono i tifosi sugli spalti, ed è più che comprensibile. Ci vorrà tempo, del resto Roma non è stata costruita in un giorno. Come ben ricorderanno quelli non più giovani e fan dei Morcheeba che nell’estate 2000 – eravamo reduci da una stagione caratterizzata da tante scommesse, rubriche sui giornali, invasioni di campo maldestre e soprattutto da una bruttissima retrocessione – cantavano all’infinto questa canzone.

5. Del rapporto tifosi e stadi in epoca coronavirus parleremo però al prossimo appuntamento, quando sarà chiaro chi avrà fatto la scelta giusta, coerente, onorevole e difficile e chi quella più facile, pilatesca, indifferente.

6. Veniamo alla partita giocata, con la più simpatica e bella squadra di Verona (bella forza eh? Una caratterizzata dai tifosi che insultano Pantani e Morosini, l’altra con il presidente che faceva affare con la vecchia dirigenza… la scelta non è poi così difficile). Ci piace questo punto? Sì, tanto.

7. Il punto è bello perché arriva con il primo gol segnato dal Cesena in una partita vera in questa stagione, perché Viali ha dato l’impressione di aver già in mano la squadra, perché si è vista anche un’idea di calcio verticale. E soprattutto perché non si è perso.

8. Tendo a non essere complottista per natura ma relativamente alla storia dei 10 comandamenti. Credo il primo comandamento consegnato sul monte Sinai fosse proprio “non prenderle”, seguito da “Tagliare le gambe ai terzini che passano la metà campo”. Sono le regole principale per vivere un campionato finalmente non basato – come quello passato – sulla Schadenfreude – la felicità per le disgrazie altrui

9. Adoro i campionati che iniziano con tante paure e pochissime aspettative. Sono i migliori, quelli in cui tutto quello che viene è guadagnato e la fiducia nasce dai risultati e non dai titoli di giornali. Quelle in cui si critica tanto in estate, si fanno show in conferenza stampa e poi si resta muti a fine campionato. Scene già viste ma che rivivrei con piacere.

10. Finale dedicato meritatamente ad ElevenSport, il cui streaming funziona come il Pc di Rino Foschi al momento della firma di Cacia (vabbeh, poi Rino si arrabbiò e fece scrivere che era una fake news, e qualcuno obbedì). Oppure come la Pec dell’Ac Cesena in Corso Sozzi. O come i ristoranti di pesce chiusi a mezzogiorno. Fate voi, intanto buon campionato a tutti.
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29/09/2020 07:57
 
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Sexting

Ritorna l'appuntamento con la rubrica scritta in diretta dall'Oktoberfest anche quando l'Oktoberfest non si tiene. Ma che parla di Cesena come non ve ne ha parlato mai nessuno, neppure il Maestro.

1. Magari non è così come sembra. È un po’ come una chat letta sul telefono della fidanzata o del compagno, che in realtà lascia ben poco all’immaginazione, ma noi ci sforziamo lo stesso ad essere ottimisti e a cercare un’altra chiave di lettura.

2. Ecco, magari il Cesena vero non è quello che abbiamo visto con la Triestina. Siamo ad inizio campionato, siamo a mercato ancora aperto, siamo alla terza rifondazione su tre anni (e a proposito di Rifondazione, abbiamo avuto nel mezzo un allenatore che ha fatto più danni del cachemire di Bertinotti) e insomma abbiamo tutte le carte in regola per essere ottimisti che magari non è così come sembra.

3. Perché, siamo sinceri, se fosse davvero così come è sembrato oggi, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. D’accordo la traversa, d’accordo l’espulsione, d’accordo tutto ma per il secondo anno consecutivo saremmo di fronte ad una squadra inferiore rispetto a quella che con Angelini aveva dominato il girone di serie D.

4. Vabbeh, lasciamo perdere Angelini che col suo Forlì oggi ha perso a porte chiuse in casa del Rimini proprio nel giorno della chiusura della stagione estiva (ovvero quando iniziano le ferie per mezza città). Peccato, oggi non ci consola nemmeno la Schadenfreude.

5. Torniamo al Cesena: ma Munari per caso è anche un no-mask? Perché per rimediare un’espulsione del genere, proprio sul finire del primo tempo e con la squadra sotto di un gol, bisogna come minimo essere molto confusi Appunto come i no-mask, i no vax, i terrapiattisti, i no-5G, gli interisti e quelli che votano Italia Viva.

6. Tutto da buttare quindi? No, come già detto, i margini di crescita ci sono. Il Cesena paga ovviamente il fatto di ripartire ancora una volta da zero. Questa volta però lo fa puntando su un blocco di giovani con contratti perlopiù pluriennali e non puntando sul blocco Rende.

7. Insomma è molto probabile che faremo tanta fatica anche quest’anno ma l’augurio è che almeno questa sofferenza serva per creare qualcosa di solido. Rifondare ed essere promossi è una cosa che a Cesena non è riuscita quasi a nessuno. Quasi.

8. Un’altra buona notizia è che Caturano è rimasto in campo per tutta la partita. Sembra un’affermazione ironica, ma la realtà è che quello che sulla carta è il nostro bomber di riferimento fino ad ora ha trascorso più tempo in infermeria che sul rettangolo verde. E questa squadra fatica maledettamente a fare gol.

9. Seconda buona notizia: Satalino può ancora migliorare. Ha compiuto una bella parata sul possibile 3-0 ma poco prima aveva compiuto un’uscita a vuoto degna del miglior Leali.

10. Ultimo spunto dedicato ai 1000 oggi allo stadio: ok gli inviti, meglio fare così che mettere in vendita i tagliandi. Però non è comunque bello ostentare l’ingresso: o tutti o nessuno è una regola che dovrebbe valere sempre.
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#cesenainbolgia
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come di consueto ennesimo articolo scritto in italiano stentato con informazioni casuali buttate alla meno peggio.


ma poi, i 30 mila a partita lo Spezia li versa al Cesena o al proprietario dell'impianto?



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Tra Craxi e Di Maio

1. Un amico di Borello un paio di giorni fa mi ha illuminato con il seguente paragone: “La differenza tra l’attuale dirigenza e quella passata è la stessa che intercorre tra due politici come Luigi Di Maio e Bettino Craxi. Quelli di prima facevano praticamente tutto giusto ma sappiamo com’erano; quelli attuali sono al momento immacolati ma del tutto inesperti”.’

2. Cavolo, per essere uno di Borello – frazione i cui cittadini in questi giorni sono praticamente dipinti come novelli nazisti dell'Illinois – la similitudine è davvero efficace. Si era appena chiuso il mercato e i malumori della piazza per l’arrivo di alcuni nomi non proprio altisonanti erano parecchio diffusi.

3. Poi la cessione di Valeri a 100mila euro, l’affitto del Manuzzi per 30mila euro a partita allo Spezia (e quattro partite fruttano quindi più della cessione di Valeri), la gestione di Marson e soprattutto Zammarchi: insomma qualche perplessità sull’esperienza globale del gruppo dirigenziale poteva anche essere legittima.

4. Ma è proprio così? Il team che lavora sotto la presidenza Patrignani, composto da Zebi nella per lui insolita veste di centravanti e con il duo Lelli-Martini in cabina di regia, è davvero così inesperto?

5. Se ci limitiamo ai fatti attualmente in nostro possesso possiamo solo asserire che per il momento le figure degli inesperti le hanno fatte gli altri: il Ravenna che per un errore nella distinta perde 3-0 a tavolino o il Forlì che apre lo stadio disavvenendo le disposizioni della Prefettura, non certo il Cesena.

6. Poi è arrivata la sconfitta di domenica scorsa e come al solito – ma questo è uno dei motivi per i quali amiamo questo piccolo paesello di campagna che è Cesena – c’era già chi invocava a gran voce la testa di allenatore, ds e Martini (quest’ultimo sempre tirato in ballo perché viene dal Martorano e sembra che dobba scontare una sorta di peccato originale).

7. Fermi tutti, il mercato si completa – e a meno che di mestiere non facciate i procuratori, i ds o le bariste del Coconuts non esiste che conosciate a fondo i profili dei neoacquisti – e arriva una vittoria ampiamente meritata a Perugia. Caroselli!

8. Allora, siamo ancora la società dei Di Maio? Veramente? Non è che magari dopo l’ennesima rifondazione anche il Cesena stia iniziando a costruire qualcosa su un’idea di gioco non estemporanea come il Guardiola di Vercelli (pardon, di Rende) e con ragazzi giovani e motivati?

9. Intanto godiamoci i due cioccolatini di stasera – metafora davvero originale quella con i Baci Perugina (ma provate voi a fare qualcosa di meglio con le altre specialità del luogo tra cui Amanda Knox, Rudi Guedè e l’università di Suarez) – e guardiamo al futuro con più serenità.

10. In attesa di vedere Lelli imbracciare metaforicamente il mitra a Sigonella o Martini tessere le lodi dell’Olp di Arafat (le vette più alte della politica estera italiana da Vittorio Veneto ad oggi), accontentiamoci di un Di Maio cresciuto. In esperienza, consapevolezza ed autostima. E lo si è visto anche in campo.



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Caturano menali tutti

1. Di certe cose meglio non parlare. Non tanto perché ci piaccia nascondere la testa sotto la sabbia, quanto perché si tratta di evidenze talmente lapalissiane che anche il solo commento risulta superfluo.

2. Lasciamo stare Satalino e la sua giornata non proprio felicissima e lasciamo stare Agliardi a Lumezzane.

3. Lasciamo stare la gestione dei calci piazzati e la difesa a zona: domani fior di tecnici e maestri commenteranno ciò che sarebbe stato da fare e ciò che invece non è stato ma tanto l’allenatore è Viali e tutto si esaurisce nel più classico onanismo.

4. Lasciamo stare le statistiche dei gol subiti in casa in questo campionato, dei giorni trascorsi dall’ultima vittoria tra le mura amiche e da una classifica che sembra già spingere il Cesena nella parte bassa.

5. Allora di cosa parliamo? Beh, visto che siete tutti (comprensibilmente) adirati, immagino vogliate partire con le critiche. A Viali, a Zebi e a Martini. Va bene, facciamolo. Viali ha palesi responsabilità nella preparazione dei duelli in mezzo al campo, Zebi oggi è responsabile per la pressione che inevitabilmente ricadrà addosso a Satalino (chi ha deciso di avere un under in porta? Dite ai suoi compagni di squadra di non prendersela con lui) e Martini, vabbeh… non ci ha comprato Alessio Cerci.

6. Tutto sbagliato e tutto da rifare? No, tutt’altro. Le lacune ci sono, evidenti, e appositamente ho evitato di parlarne nei primi punti. Ma al momento non sembrano essere endemiche alla rosa nel suo complesso (inesperienza a parte) e quindi di possibile risoluzione.

7. I due gol finali non devono infatti cancellare una partita gestita con il giusto piglio, senza timore reverenziale né paura di sbagliare. La palla non scotta ai piedi di questi ragazzi. Insomma il materiale a disposizione di Viali è buono e lo stesso tecnico sembra avere idee di gioco per nulla malvagie.

8. Le punte per il momento stanno iniziando a rendere. Anche oggi due gol molto belli e un’intesa notevole che denota un ottimo affiatamento. E a centrocampo c’è sempre chi ha la voglia di metterci la gamba.

9. Insomma, pur nella sconfitta, questa squadra ha mostrato di non essere scarsa nel suo complesso. Immatura sì, ovvio. Bisognosa di tanto lavoro, in campo e sui banchi, a livello di tattica soprattutto. Ma non sembra il salto nel buio di un anno fa.

10. Disclaimer finale: è servita tanta e tanta pazienza per trovare spunti positivi dopo aver preso quattro gol in casa. Al triplice fischio sarei stato più propenso a comprare la maglia di Caturano prendere tutti a calci. Ma il campionato è lungo, la squadra e giovane e contestare già sul far dell’alba è da riminesi che hanno appena finito la stagione al mare e non sanno cosa fare fino alla prossima Pasqua.
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19/10/2020 17:11
 
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Nicola menali tutti

1. Abbiamo vinto, almeno quello. Ma quanta fatica. Tanta, forse troppa, per aver ragione di un Gubbio apparso in verità alquanto modesto. Magari tra un mese (ammesso e non concesso che il campionato non si fermi nuovamente) queste partite le chiuderemo nel primo tempo o, perlomeno, dopo essere passati in vantaggio. Oggi invece eravamo riusciti nell’incredibile impresa di regalare il momentaneo pareggio agli avversari.

2. Certo, con un campo che sembrava essere uscito dalle dodici battaglie dell’Isonzo, giocare a calcio era difficile. Ancora più difficile farlo con avversari interessati più a colpire la caviglia che la palla per azzerare il divario tecnico. Però dopo aver sprecato un rigore, dopo essersi visti annullare un gol tra mille perplessità e dopo essere riusciti a sbloccare la partita con un eurogol, farsi raggiungere è stato davvero da polli.

3. Sull’1-1 sono emersi i problemi attuali di questa squadra che, come più volte sottolineato, ha una buona base e un discreto potenziale ma che deve crescere ancora e di molto.

4. Il primo e più grave problema attualmente è quello del portiere. Il Cesena parte mediamente concedendo un gol agli avversari per colpa del proprio estremo difensore e Gubbio non ha fatto eccezione.

5. Attenzione, non significa che Satalino sia da defenestrare immediatamente – per mettere poi un ragazzo ancora più inesperto? – semplicemente che sta attraversando un periodo psicofisico fortemente subottimale. Non si sente sicuro, i compagni a loro volta non si fidano di lui e il patatrac è conseguente.

6. Il problema della personalità segue quindi a ruota: si respira un’evidente tensione e si finisce per essere vittime delle proprie paure. Solo così si spiega il pareggio del Gubbio.

7. C’è poi l’altro lato della medaglia: davanti abbiamo trovato uno in grado davvero di dare del tu al pallone. Purtroppo non è Caturano – alle prese con l’ennesimo infortunio, ormai Ribery e Pepito Rossi sono meno fragili di lui – bensì Bortolussi. Vederlo giocare, per quanto a sprazzi, è un piacere, e oggi si è persino fatto perdonare un pacchiano errore praticamente solo davanti alla porta pochi minuti prima del gol vittoria.

8. Degna di nota anche la capacità del Cesena di creare pericolose situazioni da gol: avendo un centrocampo più fisico che tecnico l’impostazione del gioco è affidata alla difesa e nel giro di un passaggio o due i bianconeri riescono a mettere l’uomo davanti al portiere.

9. Il primo squillo dopo l’1-1 era stato di Capellini poi due volte Bortolussi, sempre con verticalizzazioni simili e fulminee, teleguidate dalla retroguardia bianconera.

10. Ah, Capellini, espulso a fine partita e per questo premiato con la palma del migliore in campo. Capellini non si arrende, lotta e litiga per la squadra anche oltre il novantesimo. Vorrei vedere più partite finire in rissa come oggi perché è segno di un gruppo coeso e determinato. Biato, Piraccini, Pestrin, Volta, Coppola, Colucci: tutti leader che al triplice fischio non avevano certo paura di risparmiarsi. Si può dire la stessa cosa di Mutu, Almeida o Salvetti?
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22/10/2020 19:49
 
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1. Abbiamo vinto un quasiDerby, evviva. Perché si giocava col quasiRimini.

2. Abbiamo vinto in casa. Verrebbe da dire che bello tornare a vincere davanti al pubblico amico ma in realtà la cornice metteva comunque abbastanza tristezza. Però il tabù Orogel Stadium è stato finalmente sfatato.

3. Abbiamo cancellato Modesto. No, la sconfitta dello scorso campionato proprio no, quella purtroppo resterà ad imperitura memoria come la più umiliante della storia recente del Cesena (a mio parere in assoluto però seconda al 3-2 subito sul campo parrocchiale del Brescello). Però il ricordo di Modesto si cancella eccome, e con lui i brutti sogni evocati dal Fano.

4. Abbiamo un gioiellino tra le mani, Mattia Bortolussi classe 1996. E lo sapete qual è la vera buona notizia? Che probabilmente non lo venderemo a gennaio. È bene ricordarlo, fino a qualche anno fa funzionava così.

5. Abbiamo un ingegnere a dirigere le operazioni: La regia di Petermann, tutta sostanza e senza fronzoli, è superiore agli stucchevoli tocchi di Sensi in mezzo al campo.

6. Abbiamo vinto una partita nettamente e senza soffrire. Come da pronostico. Qualcosa a cui non eravamo abituati ma che ci lascia piacevolmente sorpresi, un po’ quella sensazione di quando la moglie dà ragione al marito.

7. Nel punto precedente ho esagerato, lo ammetto. Però stasera le indicazioni tecniche, di fronte ad un avversario modesto tanto quanto il Gubbio, lasciano il tempo che trovano e quindi è bene soffermarsi sulla forza mentale dimostrata dal gruppo.

8. I dieci punti in sei gare proiettano il Cesena ad una sola lunghezza dalla terza piazza ma la classifica lì nel mezzo è ancora un’ammucchiata degna dei soggiorni di Berlusconi nella dacia di Putin.

9. La certezza è che nessuno si esalterà domattina guardando la classifica del girone B perché sono ancora troppo freschi i promemoria sui limiti di questa squadra, gentilmente offerti da Triestina e Feralpi. Eppure si tratta del punto più alto, sportivamente parlando, fin qui raggiunto dal Cesena FC.

10. Infine i tifosi. O tutti o nessuno, si diceva. Da stasera magari lo potremmo correggere in “o tutti o qualcuno”. E quelli fuori beffati due volte: sia dal tentativo, per la verità abbastanza deludente, di sciarpata sulle note di Romagna, sia da ElevenSport che funziona come il self di Lugaresi da Cesenatico (è da chiudere se non va, cit.).
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23/10/2020 16:13
 
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Quasi..si il punto 5 fa quasi cascare i maroni anzi, li fa cascare proprio. Patetico questo continuo attacco a Sensi.
23/10/2020 16:16
 
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Re:
Tripondius, 23/10/2020 16:13:

Quasi..si il punto 5 fa quasi cascare i maroni anzi, li fa cascare proprio. Patetico questo continuo attacco a Sensi.




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