Re:
JABANS, 18/03/2015 14:06:
Forse per essere più chiaro non avrei dovuto scrivere: 'nella Spiritualità' ma 'cercando la spiritualità', non la si può realizzare pensando che sia una lotta, de-finendosi.
Sì, condivido. Avevo inteso pure prima che volevi parlare primariamente di questo concetto.
Però, la guerra è - come detto - un'immagine mentale molto concreta. Dà l'idea. Non è perfetta, ma nessuna immagine lo è totalmente. Nemmeno quella di 'arrendersi', perché può essere fraintesa - come tutte.
A proposito di questo, anche 'arrendersi' è un'immagine che ha senso all'interno del concetto di 'guerra', 'lotta'... hai fatto caso? :)
Sarà un archeotipo della mente? Può darsi, visto che la lotta fa parte della vita biologica ed i modi del linguaggio sono sempre limitati rispetto al 'sentire' dell'animo.
Quello che dici sulla definizione lo condivido e lo noto quotidianamente - io preferisco chiamare questo processo 'identificazione'. Però, ecco, non sono sicuro che ci si possa alzare 'al di sopra delle parti' in modo totale. A meno che, forse, non si esca dalla società. Questo però, oltre al fatto che si rimarebbe comunque all'interno della 'vita biologica', non penso sia possibile oggi, né utile farlo OGGI.
E' troppo importante, in questo momento storico, prendere posizioni su alcuni temi vitali - per quanto queste posizioni siano mutevoli in modo costante (e il momento storico ce lo richiede più che in passato, mi pare - e tu che sei nato prima di me hai un'esperienza maggiore in questo senso).
Ammesso e non concesso che, quindi, la de-identificazione assoluta possa essere attuatarla (cioè, si possa ESSERE tali) e forse non è nemmeno auspicabile, penso che ciò che bisognerebbe fare è riconoscere tale individualità e le influenze culturali-biologiche che tale individualità modellano fin dalla nascita.
In sostanza, prendere
consapevolezza delle dinamiche sottostanti al nostro pensare, alle nostre idee, ai nostri attaccamenti ed identificazione.
Il senso dei miei interventi è questo, ricapitolando: l'immagine della guerra è utile per veicolare un'idea di ciò che si vuole dire; si possono preferire altre immagini, ma nessuna di queste è perfetta per limiti intrinsechi del linguaggio; anche l'immagine della 'resa' è tratta dall'ambito bellico; sul piano biologico, la lotta è una delle possibilità e, in parte, il meccanismo con cui la vita progredisce - non vi è sofferenza o giudizio negativo in questo, tutto consegue al benessere della vita; sul piano umano (socio-politico) la guerra - che prende il posto della lotta biologica - è spesso mossa da futili ed evitabili motivi, ma non sempre - e, anche se sarebbe meglio evitarla, non porta necessariamente e solo brutalità (dipende molto dall'atteggiamento post-bellico delle persone, spesso); la politica necessita anche di
realpolitik, non solo di idealismi...
In questo ambito, vorrei riportare qui la citazioni di una frase di Osho che hai condiviso su FB (metto il link, ma non so se sarà visibile a tutti):
www.facebook.com/nocensura/photos/a.138072649577170.41033.118635091520926/929492900435137/?type=1&pe...
Sono parole molto condivisibili. Ma è Osho - con tutte le contraddizioni che ne conseguono - e parla in modo generale (e al sicuro da pericoli). Quelle parole hanno senso in
certe guerre come, chessò, la I Guerra mondiale (es.).
Non tutte le guerre hanno uguali motivazioni, è rischioso generalizzare. Mi sa di frase detta dopo gli eventi della guerra del Vietnam, molto hyppie diciamo.
Chi può affermare con certezza che - in qualsiasi guerra - 'l'altro' sia felice di come vive? Chi dice che 'l'altro' non sia mosso per primo dall'odio e dalla sete di potere? E in tal caso, rientrano in simili discorsi la lotta per 'legittima difesa'?
Questa è la
realpolitik che intendo.
Osho dice ''Il mondo rinuncerà alla guerra solo quando l'amore entrerà di nuovo nel mondo''. Cioè quando tutti gli uomini saranno saggi e consapevoli. Oltre a questo, aggiungo anche: quando l'umanità sarà unita sotto unico governo mondiale, dove la violenza è incanalate nella giustizia della legge (qualcosa di simile agli USA o quella che dovrebbe essere l'UE e altre federazioni simili, più che l'ONU - che non ha poteri coercitivi e condivisi da tutti).
Eppure, e penso sarai d'accordo, sia l'una che l'altra sono opzioni - almeno ad oggi - ben lontane dal concretizzarsi (e fattibili, la seconda meno della prima però).
Quindi? Non se ne esce, a meno che si lavori su di sé (che penso è il senso più genuino di 'spiritualità') e si prendano posizioni pubbliche in merito, utillizando i mezzi della società. E qui si ritorna al discorso fatto prima riguardo de-identifcazione e non.
Bum, e dopo questo pistolotto vado a mangiare.
Ciao!