Non conbatto alcuna guerra

JABANS
00sabato 14 marzo 2015 21:27
Non combatto alcuna guerra

Girando in rete, non faccio altro che incontrare guerrieri, in ogni campo, in economia, in politica, nella finanza, nella società, nelle religioni e persino nella spiritualità, anzi quest'ultimi si fregiano persino del nome di guerrieri.
Ecco dunque i Guerrieri della Luce, dello Spirito, Monaci Guerrieri, Guerrieri Arcobaleno, Guerrieri del Pianeta, guerrieri, guerrieri…
Non c'è nessuna guerra da combattere, neanche contro se stessi, nello Spirito, nessuno di loro è ancora giunto alla conclusione che: "Sono loro stessi ha creare i propri nemici".
Se davvero avessero compreso, smetterebbero immediatamente di giocare 'ai buoni e ai cattivi', oppure a 'ciò che è giusto e ciò che è sbagliato'. Che la vera Vittoria è una resa incondizionata.
Da giovane sognavo di edificare un monumento ai disertori, a quelli che avevano rinunciato a divenire degli assassini e magari farsi ammazzare, quelli che sceglievano la vita a rischio di perderla per onorare la vita stessa.
C'è sempre, nel mondo, un idiota che uccide o si fa uccidere in nome di un'idea, ma la spiritualità, lo Spirito, non richiede questo, neanche a parole, o in immagine.
Chi è venuto in questo tempo, sulla Terra per dare ausilio a un possibile mondo nuovo, non cerca fama, non cerca proseliti, non crea partiti, sette, gruppi o religioni.
E' così da sempre.


Jab [SM=g10765]
Entes
00lunedì 16 marzo 2015 17:19
La lotta è una categoria mentale molto concreta, un'immagine adatta per descrivere determinati eventi. Se non altro perché è presente nel mondo naturale.

Come chiaresti, allora, ciò che avviene tra il leone e la gazzella? O la dionea e la mosca? O ciò che avviene in ogni istante nel nostro corpo tra sistema immunitario e germi?

Tu non stai combattendo nessuna guerra, dici, ma ne sei proprio sicuro? Cosa fanno, ogni giorno, i globuli bianchi che scorrono nel tuo sistema vascolare? :)

Ben inteso, la società umana non dovrebbe utilizzare come metro (sopratutto in modo assoluto) ciò che avviene in natura. I valori morali li decidiamo noi.

Ma la lotta è un modo come un altro di relazionarsi, una delle possibilità. La guerra, nel mondo in cui viviamo, è spesso evitabile - e la si evita spesso - ma converrai con me che in determinati situazioni, per motivi di realpolitik, si decide di ricorrere alla guerra - se non altro perché non vi è acccordo tra le parti coivolte.

Tu dici: lo Spirito (la vita preferirei) non lo richiede. In realtà non richiede nemmeno il contrario: collaborazione od opposizione, tutto concorre alla vita, paradossalmente.

Vi è certamente una dicotomia in chi si professa (ad es.) antirazzista e si atteggia in modo violento, anche solo dal pdv verbale.
Ma quello è un problema legato all'aggressività scaturita dall'identificazione - incosapevole spesso - in una ideologia. Unita a poca autoanalisi e poca onestà intellettuale per lo più.

JABANS
00martedì 17 marzo 2015 21:29
Mio caro Entes, sono il primo ad ammettere che questo è un pianeta predatorio, dove ognuno vive a spese dell'altro, e ovunque c'è lotta.
Ma stiamo parlando di spiritualità, dove non vi è possibilità di lotta (chi lotta e contro chi?).
Non ti sembra che ci si ammazza, tra di noi, già abbastanza?
Poi cosa giustifica la lotta in economia, in politica, in finanza, nella società, persino, per certi, in amore, nel sesso, fra le religioni... cosa giustifica queste guerre se non la paura?
Quando avremo lasciato questo corpo, questo pianeta, contro chi ci scaglieremo? Non ci sarà neanche un sistema immunitario che combatte e niente contro cui combattere.
Darsi un nome è l'inizio di un sistema/gruppo, con un intento preciso, quanti ce ne sono stati finora? A cosa hanno portato?

Ciao
Jab [SM=g8174]
Entes
00martedì 17 marzo 2015 23:13
Re:
JABANS, 17/03/2015 21:29:

Non ti sembra che ci si ammazza, tra di noi, già abbastanza?
Poi cosa giustifica la lotta in economia, in politica, in finanza, nella società, persino, per certi, in amore, nel sesso, fra le religioni... cosa giustifica queste guerre se non la paura?
Quando avremo lasciato questo corpo, questo pianeta, contro chi ci scaglieremo? Non ci sarà neanche un sistema immunitario che combatte e niente contro cui combattere.
Darsi un nome è l'inizio di un sistema/gruppo, con un intento preciso, quanti ce ne sono stati finora? A cosa hanno portato?



Vediamo a cosa ha portato la guerra: morte, odio, paura, distruzione, persecuzioni, carestie, disastri, divisioni, incomprensioni, povertà, ignoranza, sconvolgimenti di ogni tipo. Ha portato, però, anche: nuove invenzioni, conoscenze, incontri, nuovi tratti culturali, nuovi ideali, leggi, costituzioni, diritti, ricchezza, motivi per cui dare il meglio di sé negli scenari più terribili, nuova luce nel buio. La rete che stiamo usando per comunicare - internet - è stata inventata, come tu ben saprai, per motivi militari.

Queste ultime cose giustificano la guerra? No. Sono tutte cose che si potevano fare anche senza guerra: è vero. Ma, come detto, la vita non richiede nulla, tutto concorre a rinvigorirla. Anche ciò che apparentemente sembra distruggerla.

E insisto a non dividere ciò che abbiamo intorno dal 'resto', perché...

JABANS, 17/03/2015 21:29:

Mio caro Entes, sono il primo ad ammettere che questo è un pianeta predatorio, dove ognuno vive a spese dell'altro, e ovunque c'è lotta.
Ma stiamo parlando di spiritualità, dove non vi è possibilità di lotta (chi lotta e contro chi?).



...al momento, ritengo non si possa parlare di spiritualità senza parlare di ciò che abbiamo attorno.
La Terra è un pianeta predatorio (non soltato però), la natura si basa sul ''mors tua, vita mea'', eppure in questo mi sembra di vedere un affascinante processo in cui la vita si dà a se stessa in un ciclo eterno.

E non mi contranddico se - pur riconoscendo questo splendido processo - sono pronto a scegliere - come membro attivo di una società, volente o nolente - la pace, la bellezza e quant'altro, anche solo perché mi è più vantaggiosa per godere.

Scrivi: ''Darsi un nome è l'inizio di un sistema/gruppo, con un intento preciso, quanti ce ne sono stati finora?''

E' questo però il gioco. Dal sistema non si può 'uscire' (per andare dove?), però si può essere consapevoli di come funziona e, sopratutto, di parteciparvi.

Ciao. [SM=g7566]

JABANS
00mercoledì 18 marzo 2015 14:06

E' questo però il gioco. Dal sistema non si può 'uscire' (per andare dove?), però si può essere consapevoli di come funziona e, sopratutto, di parteciparvi.



Questo è 'uno' dei giochi possibili, ce ne sono un sacco (non limitiamo l'Esistenza).

Forse per essere più chiaro non avrei dovuto scrivere: 'nella Spiritualità' ma 'cercando la spiritualità', non la si può realizzare pensando che sia una lotta, de-finendosi.
Ci si realizza arrendendosi, non combattendo (contro altri o contro se stessi è la stessa cosa), isolandosi, non definendosi più appartenenti a qualcosa.

Per quanto mi riguarda mi sono arreso e non ero neanche circondato.... è così che ho vinto la mia guerra personale. [SM=g8072]

Ciao Entes!
jab
Entes
00giovedì 19 marzo 2015 13:45
Re:
JABANS, 18/03/2015 14:06:


Forse per essere più chiaro non avrei dovuto scrivere: 'nella Spiritualità' ma 'cercando la spiritualità', non la si può realizzare pensando che sia una lotta, de-finendosi.



Sì, condivido. Avevo inteso pure prima che volevi parlare primariamente di questo concetto.
Però, la guerra è - come detto - un'immagine mentale molto concreta. Dà l'idea. Non è perfetta, ma nessuna immagine lo è totalmente. Nemmeno quella di 'arrendersi', perché può essere fraintesa - come tutte.

A proposito di questo, anche 'arrendersi' è un'immagine che ha senso all'interno del concetto di 'guerra', 'lotta'... hai fatto caso? :)
Sarà un archeotipo della mente? Può darsi, visto che la lotta fa parte della vita biologica ed i modi del linguaggio sono sempre limitati rispetto al 'sentire' dell'animo.

Quello che dici sulla definizione lo condivido e lo noto quotidianamente - io preferisco chiamare questo processo 'identificazione'. Però, ecco, non sono sicuro che ci si possa alzare 'al di sopra delle parti' in modo totale. A meno che, forse, non si esca dalla società. Questo però, oltre al fatto che si rimarebbe comunque all'interno della 'vita biologica', non penso sia possibile oggi, né utile farlo OGGI.
E' troppo importante, in questo momento storico, prendere posizioni su alcuni temi vitali - per quanto queste posizioni siano mutevoli in modo costante (e il momento storico ce lo richiede più che in passato, mi pare - e tu che sei nato prima di me hai un'esperienza maggiore in questo senso).

Ammesso e non concesso che, quindi, la de-identificazione assoluta possa essere attuatarla (cioè, si possa ESSERE tali) e forse non è nemmeno auspicabile, penso che ciò che bisognerebbe fare è riconoscere tale individualità e le influenze culturali-biologiche che tale individualità modellano fin dalla nascita.
In sostanza, prendere consapevolezza delle dinamiche sottostanti al nostro pensare, alle nostre idee, ai nostri attaccamenti ed identificazione.

Il senso dei miei interventi è questo, ricapitolando: l'immagine della guerra è utile per veicolare un'idea di ciò che si vuole dire; si possono preferire altre immagini, ma nessuna di queste è perfetta per limiti intrinsechi del linguaggio; anche l'immagine della 'resa' è tratta dall'ambito bellico; sul piano biologico, la lotta è una delle possibilità e, in parte, il meccanismo con cui la vita progredisce - non vi è sofferenza o giudizio negativo in questo, tutto consegue al benessere della vita; sul piano umano (socio-politico) la guerra - che prende il posto della lotta biologica - è spesso mossa da futili ed evitabili motivi, ma non sempre - e, anche se sarebbe meglio evitarla, non porta necessariamente e solo brutalità (dipende molto dall'atteggiamento post-bellico delle persone, spesso); la politica necessita anche di realpolitik, non solo di idealismi...

In questo ambito, vorrei riportare qui la citazioni di una frase di Osho che hai condiviso su FB (metto il link, ma non so se sarà visibile a tutti): www.facebook.com/nocensura/photos/a.138072649577170.41033.118635091520926/929492900435137/?type=1&pe...

Sono parole molto condivisibili. Ma è Osho - con tutte le contraddizioni che ne conseguono - e parla in modo generale (e al sicuro da pericoli). Quelle parole hanno senso in certe guerre come, chessò, la I Guerra mondiale (es.).
Non tutte le guerre hanno uguali motivazioni, è rischioso generalizzare. Mi sa di frase detta dopo gli eventi della guerra del Vietnam, molto hyppie diciamo.
Chi può affermare con certezza che - in qualsiasi guerra - 'l'altro' sia felice di come vive? Chi dice che 'l'altro' non sia mosso per primo dall'odio e dalla sete di potere? E in tal caso, rientrano in simili discorsi la lotta per 'legittima difesa'?
Questa è la realpolitik che intendo.

Osho dice ''Il mondo rinuncerà alla guerra solo quando l'amore entrerà di nuovo nel mondo''. Cioè quando tutti gli uomini saranno saggi e consapevoli. Oltre a questo, aggiungo anche: quando l'umanità sarà unita sotto unico governo mondiale, dove la violenza è incanalate nella giustizia della legge (qualcosa di simile agli USA o quella che dovrebbe essere l'UE e altre federazioni simili, più che l'ONU - che non ha poteri coercitivi e condivisi da tutti).

Eppure, e penso sarai d'accordo, sia l'una che l'altra sono opzioni - almeno ad oggi - ben lontane dal concretizzarsi (e fattibili, la seconda meno della prima però).

Quindi? Non se ne esce, a meno che si lavori su di sé (che penso è il senso più genuino di 'spiritualità') e si prendano posizioni pubbliche in merito, utillizando i mezzi della società. E qui si ritorna al discorso fatto prima riguardo de-identifcazione e non.

Bum, e dopo questo pistolotto vado a mangiare. [SM=g7574] Ciao!


Entes
00giovedì 19 marzo 2015 15:11
Errata corrige: ''Ammesso e non concesso che, quindi, la de-identificazione assoluta possa essere attuatarla*...''

* possa essere attuata.
JABANS
00giovedì 19 marzo 2015 23:03
Si potrebbe continuare per molto tempo a disquisire d.... ma il linguaggio, come ogni altra cosa, è frutto di un modo ormai vecchio di pensare.
Ho trovato un bel video di Jodorowski, che continua a divertirmi, un po' rientra in questa discussione, è il solito 'caso' che mi perseguita, non lo stavo cercando affatto.

www.youtube.com/watch?v=98cHyrF2wkI

Una buona serata Entes! [SM=g7562]

Jab
Entes
00venerdì 20 marzo 2015 13:36
Direi che il video sia molto in tema e stuzzica la mia mente per ulteriori riflessioni. :)

Il fatto che gli spermatorozoi 'collaborino' e che questi lo facciano 'coordinati' con l'ovulo mi era già noto.
L'immagine della 'lotta tra spermatozoi' è primariamente un'immagine 'folkoristica' del processo, non è imputabile alla scienza di per sé (biologia, in questo caso). Piuttosto, le 'concenzioni del mondo' di un dato periodo storico (e - da questo punto di vista - possiamo riferirci alla società ottocentesca e primonovecentesca) possono influenzare - sopratutto in ambiti non accademici (leggasi: famiglia, scuola, media generalistici, ecc.) - la descrizione dei processi naturali (ed è certamente favorita anche da una minora conoscenza del processo stesso in quella determinata epoca, per motivi di tecnologia, conoscenze e quant'altro, dopotutto il sapere scientifico è in continua revisione e ampliamento). Sono storture che a volte hanno grande diffusione o permangono per lungo tempo tra i non 'esperti' della disciplina.

Ora, però, vorrei ritornare su due punti - a rischio di risultare un po' pedante:

1. Visto? Come detto, la vita non è solo 'lotta', ma anche collaborazione. Vi sono entrambe nella vita (biologica, quantomeno). Non v'è nulla di cui allarmarsi o giudicare negativamente.

2. E quindi? Oltre a un po' di imprecisione nella descrizione dei fatti (ma d'altronde il discorso ha altri obiettivi, non è una lezione di biologia), l'errore di Jodorowsky è quello di imputare tutto ciò a un qualche tipo di 'menzogna' pre-meditata. Direi che non lo è. E, ancora una volta, fosse pure la fecondazione (nell'ambito umano) una 'lotta' ciò non dovrebbe avere alcuna 'ricaduta' sul comportamento umano... a meno che non si pensi - e alcune persone lo hanno pensato (v. darwnismo sociale) o lo pensano tutt'ora in parte - che la società umana debba seguire fantomatiche 'leggi di natura', ma un po' di consapevole riflessione, un po' di confronto tra culture diverse e la stessa scienza ci dicono chiaramente che non vi sono 'leggi naturali' da applicare alla società, o meglio - se vi sono - sono totalmente arbitrarie, umane - e questo di per sé andrebbe a minare certe 'determinismi' sociali (con cui si giustifica l'inevitabilità di politiche 'inique'). La ricerca scientifica (accademica) è ben consapevole di ciò, almeno dalla metà del Novecento.

Un appunto sulla storia culturale, perché mi piace molto parlarne - tra l'altro, è un errore che ho visto fare anche a Sibaldi (in un altro video): la storia culturale, il nostro passato 'storiografico' - al di là del fatto che ''varia'' in base a ciò che noi 'chiediamo' di mostrarci - non ci dice come dobbiamo essere, ma come siamo arrivati ad essere ciò che siamo oggi e perché siamo così oggi. Ma non dice nulla su come potremmo essere oggi stesso e, tanto più, su come potremmo essere domani. E' un grave errore espistemologico, per così dire, che inficia certe riflessioni (e alla base del cui vi sono motivi che vorrei - prima o poi - discutere). La storia la si descrive come la scienza del passato, ma non serve a prevedere il futuro, ma a comprendere (oltre al passato stesso) chi siamo arrivati ad essere nel presente, perché e come; ma preso di atto di ciò, non ci dice nemmeno come - nel presente - decidiamo, a nostra volta, di essere.

Siamo d'accordo che l'immagine della lotta nella 'ricerca della spiritualità' non è il massimo, ma il linguaggio quello è. (Fra l'altro, non sarei così categorico: il linguaggio contiene in sé il riteggio di vecchie concezioni, come di nuove - ma la sua limitatezza non dipende solo da questo.) L'importante è usarlo in modo consapevole, il rischio è il fraintedimento - ma quello vi è sempre, volente o nolente.

Mi eclisso. Buon dì!
JABANS
00venerdì 20 marzo 2015 15:09
Vedi, è un punto che vorrei mettere in risalto.
Noi usiamo un linguaggio ed è quello che è, possiamo farci ben poco.

Ma alcuni, che sicuramente vogliono 'collaborare' con lo Spirito in piena sincerità, sembra non aver capito la potenza (intesa come virtù) delle parole.
Magari, non volendo, stanno creando delle 'ecclesie', delle egrogore, dei pendoli (così come preferisci).
E queste vivono in opposizione al resto dell'umanità, lascia passare un po' di tempo e si trasformeranno in accolite di fanatici. E' successo continuamente nella storia.

Ciao [SM=g7562]
Jab
Entes
00venerdì 20 marzo 2015 15:18
Re:
JABANS, 20/03/2015 15:09:

Vedi, è un punto che vorrei mettere in risalto.
Noi usiamo un linguaggio ed è quello che è, possiamo farci ben poco.

Ma alcuni, che sicuramente vogliono 'collaborare' con lo Spirito in piena sincerità, sembra non aver capito la potenza (intesa come virtù) delle parole.
Magari, non volendo, stanno creando delle 'ecclesie', delle egrogore, dei pendoli (così come preferisci).
E queste vivono in opposizione al resto dell'umanità, lascia passare un po' di tempo e si trasformeranno in accolite di fanatici. E' successo continuamente nella storia.

Ciao [SM=g7562]
Jab



Verissimo, è uno dei più grandi svantaggi di utilizzare un linguaggio tratto dall'ambito bellico. Ma su questo - e il suo contorno - ci troviamo d'accordo pienamente.
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