THE PRODUCERS: dallo schermo al palco, e ritorno...

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ro-mario
00lunedì 6 febbraio 2006 16:49
Dunque: la scorsa settimana sono andato al Teatro della Luna di Assago per vedere la versione italiana del musical "The Producers", con Enzo Iacchetti e Gianluca Guidi (il figlio di Johnny Dorelli).
Strana, la storia di questo spettacolo: il tutto parte da un film di Mel Brooks ("The Producers", appunto, tradotto in italiano nell'orrido "non toccate le vecchiette"). Il film narra di un produttore di Broadway che, dopo aver messo in scena una fallimentare versione in musical dell' "Amleto" di Shakespeare, scopre, con la complicità di un ragioniere patito di musical, che, facendo qualche giochetto contabile, si possono fare più soldi producendo un clamoroso flop che producendo un successone. Basterebbe farsi finanziare per un milione di dollari ed investirne solo centomila. Se, poi, lo spettacolo si rivela talmente brutto che deve chiudere nella prima settimana, gli investitori non si sognerebbero mai di andare a chiedere i soldi al produttore....
Con la complicità di Leo Bloom (il contabile, che nel frattempo lascia il suo lavoro per gettarsi nei musical), il nostro produttore decide di portare in scena "Springtime for Hitler", uno spettacolo filonazista scritto da un fanatico, con la regia di una checca isterica e con una compagnia di dementi. I soldi gli arrivano da alcune vecchiette che lui seduce (da qui il titolo italiano).
Tutto sembra andare benissimo ma, complice il forfeit all'ultimo minuto dell'attore principale, sostituito (nel ruolo di Hitler) dal regista omosessuale, lo spettacolo si rivela un successo clamoroso: "un capolavoro di satira".
Max Byalistock (il produttore) finisce in prigione, Bloom scappa con i soldi (e con la splendida protagonista) a Rio. Ma l'amicizia è più forte di tutto, ed il lieto fine è in agguato...
Qualche anno fa, un vero produttore di Broadway contattò Mel Brooks per convincerlo a cedere i diritti e fare di "The Producers" un musical. Brooks accetta, a patto di poter scrivere lui le canzoni (già nel film ce n'erano alcune, scritte da lui stesso medesimo).
Risultato? L'ennesimo successone, con non mi ricordo più quanti Tony Awards (gli Oscar del teatro) vinti a New York, il tutto esaurito per due anni di fila e lo sbarco a Londra, dove è in scena da un bel pò, con grande successo.
A marzo uscirà anche in Italia il film (con gli attori originali della piece teatrale: Nathan Lane e Matthew Broderick, più la guest-star Uma Thurman. E con la stessa regista dello spettacolo) tratto dal musical tratto da un film che parla di musical. Un bel casino, neh?
Comunque, in Italia la Compagnia della Rancia di Saverio Marconi ha preso di petto la sfida e, dopo aver convinto Enzo Iacchetti a cimentarsi nel musical (e non dev'essere stato difficile, visto che in un'intervista di un paio di anni fa diceva "il mio sogno più grande? essere protagonista di un grande musical a teatro"), ha realizzato la versione italiana, con tutte le canzoni tradotte.
Più che Iacchetti, però, io ho apprezzato Guidi (che fa i musical, e molto bene, da anni) e Gianfranco Phino (uno splendido Roger Debris, regista ed Hitler). Guidi "ruba" il palco a Iacchetti (che, comunque, non demerita... e certo non fa la figuraccia che ha fatto la Hunziker in "tutti insieme appassionatamente"), ed è esilarante dall'inizio (soprattutto all'inizio, quando ci viene presentato come un tizio complessato e pieno di tic) alla fine. Iacchetti non "stecca" mai, è bene impostato e, tra i suoi difetti, non ha certo quello di non essere simpatico. Ma, nonostante tutto, non riesce a convincermi appieno (non è detto che un bravo attore (ed io qualche riserva su Iacchetti ce l'ho sin da "provaci ancora Sam") sia per forza un bravo interprete di musical. Anche se, alle volte, con il tempo lo può diventare...).
E' vero, però, che io ho visto due volte lo spettacolo a Londra. Ed il paragone proprio non regge: da uno a dieci, la messa in scena londinese varrebbe un 9, quella italiana un 6,5.
Le traduzioni sono piuttosto fedeli, anche se perdono davvero tanto in ritmo e musicalità. A volte, però, il testo italiano va per i fatti suoi senza nessuna motivazione logica.
Comunque, ripeto: alla fine, è uno di quei musical che vanno visti.
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