00 07/11/2014 11:26
L-411: Ancorati al braccio robotico
Inviato il 17 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 16 ottobre 2013—Uno degli attrezzi con cui abbiamo lavorato ieri nella piscina con Terry è l’APFR – Articulating Portable Foot Restraint (sistema di fissaggio snodato portatile dei piedi).

Potete dare un’occhiata a uno di questi nella foto che ho allegato. Come si vede, potete fare scivolare dentro i vostri stivali: ci vuole una rotazione deliberata dei tacchi per stabilire o rilasciare la connessione, così una volta dentro avete un punto di attacco rigido alla struttura. Questo è veramente utile quando avete bisogno di lavorare per un lungo periodo su una postazione, specialmente se la postazione di lavoro non fornisce molti corrimano o se avete bisogno di fare resistenza a grossi carichi (come rilasciare un bullone stretto con una coppia elevata).

Gli APFR hanno tre giunti snodati per regolare il beccheggio, il rollio e l’imbardata. Sono collegati alla struttura attraverso i WIF, che sono disponibili sulla struttura lungo tutta la Stazione. Il senso dell’APFR nei WIF (come viene ruotato rispetto a una linea di riferimento) vi dà un’ulteriore opportunità di aggiustare l’orientamento.

E naturalmente quando un membro dell’equipaggio ha bisogno di lavorare sul braccio robotico possiamo collegare un APFR all’attuatore all’estremità del braccio.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/17/l-411-ancorati-al-braccio-r...

L-410: Allineare il tapis roulant della ISS
Inviato il 18 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 17 ottobre 2013—Oggi di nuovo un fitto programma di addestramento, dall’allenamento sull’ARED (Advanced Resistive Exercise Device, macchina per l’esercizio resistivo avanzato) a un corso sulla preparazione della trasmissione dalla Stazione Spaziale a terra delle foto e video di bordo, a un ripasso dei sistemi di alimentazione e termici, che comprende l’esecuzione di uno scenario di perdita di ammoniaca esterna per rivedere alcune procedure critiche.

Ma la giornata è iniziata al modello di addestramento a terra del tapis roulant T2, sul quale i membri dell’equipaggio della ISS hanno in programma di correre diverse volte alla settimana per il loro condizionamento cardiovascolare. Correre sul tapis roulant genera carichi significativi e, come potete immaginare, non vogliamo che quei carichi vengano trasmessi al resto della Stazione. Per questa ragione il tapis roulant è in realtà “sospeso” su un sistema di isolamento delle vibrazioni, che smorza i carichi impartiti dal membro dell’equipaggio che corre. Per assicurarsi che questo funzioni in modo soddisfacente eseguiamo periodicamente una procedura di allineamento, che è ciò che stavo imparando a fare nella foto.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/18/l-410-allineare-il-tapis-roulant-de...

L-409: Lavorare con guanti che voleranno nello spazio
Inviato il 18 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 18 ottobre 2013—Oggi ho passato la mattina alle strutture fuori sede in cui vengono prodotte le tute di Classe 1 per EVA.

La designazione “Classe 1” significa che un componente di equipaggiamento è pensato per volare nello spazio invece di essere usato a terra, per esempio nell’addestramento. Oggi ho avuto l’opportunità di indossare dei guanti di Classe 1 e fare tutti gli aggiustamenti necessari per ottenere l’adattamento migliore.

Naturalmente abbiamo bisogno di provare i guanti nel loro stato pressurizzato, perché la sovrapressione cambia completamente l’adattamento. Principalmente, come vi aspettereste, gonfia i guanti, rendendoli più grandi. A questo scopo abbiamo una glovebox (scatola a guanti) dedicata: quando inserite le mani, gli anelli sul braccio sigillano il volume e l’aria può essere pompata via fino a quando otteniamo la sovrapressione necessaria di 4,3 psi (0,29 atmosfere) nei guanti.

L’adattamento è un processo iterativo che comporta molto lavoro paziente da parte dei tecnici delle tute. Indossate i guanti, inserite le braccia nel glovebox, pressurizzate, vedete come li sentite, discutete l’adattamento con l’ingegnere delle tute, fate i cambiamenti che sembrano ragionevoli e provate ancora. Ripetete quante volte è necessario.

È piuttosto emozionante lavorare con guanti che voleranno nello spazio per me!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/18/l-409-lavorare-con-guanti-che-voleranno-nello...

L-407: A caccia di perdite d’acqua
Inviato il 20 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Houston (USA), 20 ottobre 2013—Fra diversi altri corsi, venerdì ho avuto una presentazione dell’Internal Thermal Control System (sistema di controllo termico interno), in preparazione a uno scenario di perdita d’acqua su cui lavorerò con il resto dell’equipaggio nelle prossime settimane.

L’acqua è il mezzo attraverso cui il calore in eccesso viene raccolto sulla ISS, o per mezzo di lastre fredde su cui è montato l’equipaggiamento, o con gli impianti di condizionamento dell’aria.

Se viene rilevato un calo della quantità d’acqua nel circuito di raffreddamento, sarà chiesto all’equipaggio di tentare di individuare la perdita. A meno che non ci sia una evidente perdita d’acqua nella cabina, trovare una falla comporta disconnettere uno a uno i vari rack dalle tubazioni dell’acqua, per vedere se rimuovendo quel rack dal circuito si interrompe la diminuzione della quantità d’acqua nel sistema… nel qual caso avremmo trovato il colpevole!

A un certo punto, comunque, se viene persa abbastanza acqua, il circuito di raffreddamento verrà spento. Fortunatamente abbiamo due circuiti di raffreddamento e siamo in grado di assicurare il raffreddamento ad almeno alcuni equipaggiamenti critici “creando dei ponti”, che significa collegare i rack critici alle tubazioni dell’acqua del circuito funzionante.

Questo comporta molte riconfigurazioni manuali, come potete vedere nella foto!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/20/l-407-a-caccia-di-perdite...

L-406: Se i computer principali si guastano…
Inviato il 21 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 21 ottobre 2013—Ho appena avuto un interessante corso di rassegna del Command and Data Handling System (sistema di comando e trattamento dati) della Stazione Spaziale.

In particolare, ci siamo concentrati sulle conseguenze delle transizioni dei C&C MDM: quelli sono i computer che controllano la ISS, che sono cioè al vertice della gerarchia dei computer.

Piuttosto importanti, come potete immaginare: ecco perché ne abbiamo tre, giusto in caso. In base a quanti ne perdiamo e come le funzionalità vengono recuperate, potrebbe esserci la necessità di riconfigurare il sistema di comunicazione per ristabilire la capacità di trasmissione audio dallo spazio a terra e conversazione con il controllo missione.

Così, questo è ciò su cui ho fatto pratica oggi. La struttura che vedete nella foto è un simulatore del laboratorio USA. Dal punto di vista fisico non è molto ad alta fedeltà—ci sono altri mockup a più alta fedeltà—ma dal punto di vista dell’elaborazione dati funziona proprio come la Stazione.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/21/l-406-se-i-computer-principali-si-g...

L-405: Mettere gli occhi e le mani sulle vere attrezzature
Inviato il 22 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 22 ottobre 2013—Oggi Terry, Butch e io abbiamo avuto un corso di familiarizzazione sull’hardware per EVA ad alta fedeltà.

Quando facciamo pratica con le passeggiate spaziali in piscina abbiamo repliche dei componenti che dobbiamo riparare o sostituire. Queste repliche hanno la maggior parte degli elementi su cui lavoriamo: bulloni, connettori elettrici, tubazioni dei fludi, ecc… ma nell’ambiente della piscina non tutte le caratteristiche possono essere riprodotte.

Oggi, in un ambiente asciutto, abbiamo avuto l’opportunità di mettere gli occhi e le mani sull’hardware ad alta fedeltà! Il componente hardware che vedete nella foto, per esempio, fornisce la capacità di rotazione di una singola ala del pannello solare intorno al suo asse. In questo modo possiamo sempre ottimizzare l’orientamento del pannello rispetto al Sole e massimizzare la generazione di energia.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/22/l-405-mettere-gli-occhi-e-le-mani-sulle-vere-attre...

L-404: Se perdete il controllo d’assetto della stazione…

Inviato il 24 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 23 ottobre 2013—Oggi Anton, Terry e io abbiamo avuto la nostra prima attività di addestramento insieme a Houston come equipaggio della Soyuz 41S. L’occasione è stata una simulazione in cui abbiamo dovuto occuparci di una Loss of Attitude Control (perdita di controllo dell’assetto) della ISS. La chiamiamo LOAC in breve.

Se ci pensate, è una cosa piuttosto brutta. Abbiamo bisogno di mantenere la Stazione Spaziale in un assetto conosciuto e controllabile in modo da assicurarci di avere un buon puntamento per le antenne, i pannelli solari, i radiatori, ecc… Senza controllo d’assetto la Stazione continuerà a ruotare con qualunque velocità di rotazione (piccola o grande) abbia quando viene perso il controllo dell’assetto.

Sia i Guidance and Navigation Computers (computer di guida e navigazione) del laboratorio USA che del segmento Russo possono fornire il controllo dell’assetto, con una grande differenza: il segmento USA ha dei Control Moment Gyroscopes (giroscopi per il controllo del momento), il segmento Russo ha dei veri e propri thruster (motori a razzo di manovra). In uno dei nostri scenari di oggi i Control Moment Gyroscopes si sono saturati e questo ha causato la LOAC. Per recuperare da quella situazione abbiamo dovuto trasferire il controllo della Stazione al segmento Russo, in modo che il controllo dell’assetto potesse essere ristabilito con l’aiuto dei thruster.

Tuttativa, gli impulsi dei thruster possono essere significativi e sarebbero potenzialmente in grado di danneggiare i giganteschi pannelli solari che forniscono l’alimentazione elettrica alla Stazione. Ecco perché abbiamo prima bisogno di orientare i pannelli solari a un angolo sicuro e bloccarli lì. Solo allora possiamo passare in sicurezza al controllo con i thruster.

Grazie a Josh Matthew per la foto!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/24/l-404-se-perdete-il-controllo-dassetto-della-s...


L-403: Operazioni di routine, anche con la toilette

Inviato il 24 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 24 ottobre 2013—Se state seguendo questo diario, saprete ormai che in addestramento passiamo molto tempo preparandoci a emergenze e imprevisti di ogni tipo.

È vitale avere la conoscenza e le competenze necessarie a risolvere una situazione imprevista, ma naturalmente abbiamo una ragionevole aspettativa che per la maggior parte del nostro tempo in orbita svolgeremo operazioni nominali.

Per prepararci a questo, la comunità dell’addestramento organizza periodicamente delle cosiddette simulazioni di operazioni di routine. In tali simulazioni passiamo circa cinque ore nei mockup della ISS e seguiamo una tipica timeline, iniziando dalla Daily Planning Conference (DPC, conferenza di pianificazione giornaliera) del mattino. È una riunione di aggiornamento dell’equipaggio con tutti i centri di controllo, cominciando da Houston, poi Huntsville, Monaco, Tsukuba e per finire Mosca. Alla sera c’è una simile DPC per concludere il lavoro della giornata.

Questo pomeriggio Terry, Anton e io avremo una di queste simulazioni di operazioni di routine. La mia ultima è stata a maggio scorso. Come potete vedere nella foto (credit: NASA/Harnett), quella volta Butch e io abbiamo fatto pratica con delle attività di routine sulla toilette, vale a dire la sostituzione del contenitore dei rifiuti solidi. Questo è decisamente qualcosa che faremo di sicuro in orbita.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/24/l-403-operazioni-di-routine-anche-con-la-t...

L-402: Lavorare con il Material Science Laboratory
Inviato il 25 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 25 ottobre 2013—Ho iniziato la giornata con una simulazione con Butch e Terry sulle operazioni di rendezvous per veicoli come Dragon, HTV o Cygnus. Ora vado a un corso sulla manutenzione dell’ARED: è l’Advanced Resistive Exercise Device (macchina per l’esercizio resistivo avanzato) con cui simuliamo il sollevamento pesi in orbita.

Fra questi impegni ho avuto un corso di panoramica sul payload (carico utile) Material Science Laboratory (laboratorio di scienza dei materiali). Il nucleo di questa attrezzatura è una fornace ad alta temperatura, che è collocata all’interno di una camera a vuoto. Nella foto potete vedermi fare pratica nel cambio di una cartuccia del campione.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/26/l-401-quando-il-braccio-robotico-ha-bisogno-del-lubri...

L-401: Quando il braccio robotico ha bisogno del lubrificante
Inviato il 26 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Houston (USA), 26 ottobre 2013—Una delle attività di addestramento che ho avuto la settimana scorsa è stata un corso di familiarizzazione con le attrezzature per EVA ad alta fedeltà (vedete la nota L-405).

Fra le molte altre cose, abbiamo avuto l’occasione di fare pratica nell’applicare il lubrificante ai lacci dell’attuatore all’estremità del braccio robotico. Potete dare un’occhiata a questa vecchia nota per vedere alcune foto del vero attuatore e dei perni bersaglio nello spazio.

Quando premiamo il grilletto per catturare il perno bersaglio, è importante che i lacci ruotino liberamente intorno ai loro punti di attacco quando si chiudono. E così periodicamente gli astronauti in passeggiata spaziale devono prendere una pistola spruzza grasso e applicare un po’ di lubrificante ai cuscinetti dei lacci.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/26/l-401-quando-il-braccio-robotico-ha-bisogno-del-lubri...

L-400: La più straordinaria cassetta degli attrezzi
Inviato il 27 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Houston (USA), 27 ottobre 2013—Giovedì scorso Anton, Terry e io abbiamo avuto una simulazione di Routine Ops (operazioni di routine) di cinque ore nei mockup della ISS (vedete la nota L-403).

Tutto quello che non riguarda la scienza e non è una situazione d’emergenza è un buon candidato per queste simulazioni, incluse naturalmente le attività di manutenzione. Come potete immaginare, la Stazione è una macchina complessa che richiede un po’ di attenzione. Il controllo a terra tiene traccia dei requisiti di manutenzione preventiva di ogni componente dell’equipaggiamento e pianifica i compiti necessari quando arriva il momento. Naturalmente, una volta ogni tanto qualcosa si rompe e in quel caso sarà programmata un’attività di manutenzione correttiva.

Per risparmiare il tempo dell’equipaggio, il controllo a terra cercherà di prendersi cura quanto più possibile di tutti i passi che possono essere eseguiti a distanza. Per esempio, i primi passi di una procedura richiederanno spesso certe azioni come aprire un interruttore elettrico o comandare una valvola in una particolare posizione per mettere l’equipaggiamento in una configurazione sicura per il lavoro manuale. Visto che anche gli specialisti che siedono alla console al Controllo Missione possono inviare quei comandi, non è inusuale per l’equipaggio sentirsi dire che sono “Go” per iniziare da un passo successivo nella procedura.

Naturalmente, solo l’equipaggio può mettere le mani sulle attrezzature. E per tutte quelle attività manuali, come potete vedere nella foto, abbiamo una cassetta degli attrezzi che renderebbe invidioso un appassionato di fai da te!

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/27/l-400-la-piu-straordinaria-cassetta-degli-a...

L-398: In caso di malfunzionamento della tuta per EVA
Inviato il 30 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 29 ottobre 2013—Un inizio di settimana veramente pieno! Oggi molti corsi, dal payload Spheres (conoscete ZeroRobotics?) a un corso di ripasso sul supporto robotico alle EVA—è quando usiamo il Canadarm2 per “fare volare” astronauti in passeggiata spaziale o grandi componenti da un posto all’altro intorno alla Stazione.

Ho anche avuto un corso sui malfunzionamenti della tuta per EVA, provando nella pratica ciò che fate quando un allarme suona nella vostra cuffia. Come potete vedere nella foto, abbiamo un piccolo libretto attaccato al braccio sinistro, che chiamiamo checklist a bracciale. Questa checklist contiene le azioni di risposta da compiere nel caso riceviamo uno di quegli allarmi. Per esempio, ci aiuta a chiarire se il sintomo che rileviamo corrisponde a un problema reale della tuta o un malfunzionamento di un sensore. E nel caso di un problema reale, la checklist contiene indicazioni per decidere se terminare o abortire una EVA, essendo il secondo caso più serio e richiedendo un ritorno immediato nell’airlock per entrambi i membri dell’equipaggio.

La foto è di ieri, fra l’altro, quando ho avuto una sessione di addestramento nella piscina con il mio compagno di equipaggio della Expedition 43 e membro dell’equipaggio della missione da 1 anno Scott Kelly.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/30/l-398-in-caso-di-malfunzionamento-della-tuta-...

L-397: È l’ora del POGO! Come simuliamo l’assenza di peso
Inviato il 30 ottobre 2013 da Samantha Cristoforetti

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Johnson Space Center (Houston, USA), 30 ottobre 2013—Oggi ho avuto il mio primo incontro con il POGO—il Partial Gravity Simulator (simulatore di gravità parziale) qui al Johnson Space Center.

Simulare l’assenza di peso in addestramento non è facile e tutti i diversi sistemi che usiamo hanno i loro pro e contro. Naturalmente, non possiamo semplicemente spegnere la gravità. E non conosciamo nessun modo di schermare il campo gravitazionale, come possiamo fare con il campo elettromagnetico. Così, ce lo dobbiamo tenere.

Nei voli parabolici possiamo avere fino a 22 secondi di caduta libera all’interno della cabina dell’aereo e tipicamente la ripetiamo per circa 30 parabole in un volo. Per quanto riguarda gli esseri umani, questa è vera assenza di peso, visto che non possiamo percepire l’accelerazione residua comunque presente. Tuttavia, quei 22 secondi sono una vera limitazione quando state cercando di addestrarvi a compiti complessi.

Come sapete, ci alleniamo alle passeggiate spaziali sott’acqua mantenendo la galleggiabilità neutra della tuta pressurizzata. Sotto molti aspetti, addestrarsi sott’acqua può essere pìù difficile che lavorare in orbita, perché la tuta non può essere neutra rispetto alla rotazione intorno a tutti gli assi e perché ogni volta che ci muoviamo dobbiamo spostare l’acqua. Tuttavia, l’acqua può anche rendere alcune cose più semplici per il suo effetto stabilizzante.

Diciamo che state avvitando un bullone. Quando arrivate a fondo corsa dovete essere in grado di reagire alla coppia che state applicando servendovi di un punto di attacco solido alla struttura, altrimenti ruoterete in direzione opposta. Ma è difficile sentire quell’effetto completo nella piscina a causa dell’azione stabilizzante dell’acqua.

Ecco dove entra in gioco il POGO (Partial Gravity Simulator). Il sistema di sospensione compensa il peso del corpo in modo che possiamo muoverci su e giù, ruotare e, fino a un certo punto, muoverci nel piano orizzontale in condizioni simili alla vera assenza di peso.

Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.

Fonte dati: www.astronautinews.it/2013/10/30/l-397-e-lora-del-pogo-come-simuliamo-lassenza-...

To be continued! [SM=g8278]


Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!