L-349: Come valutare velocità e distanza quando tutto il resto non funziona
INVIATO IL 11 DICEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 11 dicembre 2013—Oggi altra pratica di avvicinamento e docking manuale!
Ecco un’occhiata più ravvicinata agli strumenti che usiamo. Nella nota L-352 del Diario ho parlato della vista dal periscopio, che è orientato in avanti quando ci avviciniamo alla Stazione. Nella foto potete vedere la vista quando la Soyuz ha attraccato: il bersaglio romboidale è allineato con il periscopio e dobbiamo mantenerlo al centro e con le croci allineate. In questo particolare docking, se guardate con attenzione, potete vedere un lieve disallineamento in cabrata (la linea orizzontale è un po’ bassa), che è ancora pienamente accettabile.
La grande sfida nel pilotare manualmente è che non abbiamo misure della distanza e della velocità. Valutiamo visivamente la distanza usando la griglia e una tabella di conversione basata sulla dimensione apparente del Modulo di Servizio, il boccaporto di attracco e il bersaglio. Per esempio, sappiamo che quando il diametro del Modulo di Servizio è largo quanto 1 divisione della griglia siamo a 200 metri; se il diametro del boccaporto di docking è di 2 divisioni, siamo a 70 metri; e se il bersaglio è di 3 divisioni, siamo a circa 3 metri dal contatto.
La valutazione della velocità è un po’ più complicata ed è basata sull’accelerazione nota dei thruster (motori di assetto e traslazione). Se iniziamo da una velocità di avvicinamento approssimativamente zero e diamo un impulso in avanti di 10 secondi, sappiamo che abbiamo accelerato di circa 0,4 metri al secondo. Diventa più difficile negli scenari di avaria al computer, perché ogni volta che usiamo il comando di orientamento sulla destra per regolare la cabrata o l’imbardata, diamo anche una significativa spinta in avanti che non è compensata e richiede che se ne tenga conto. È particolarmente importante quando stabiliamo il contatto con la Stazione: vogliamo che la velocità sia compresa fra 0,06 m/s e 0,15 m/s. Specialmente che non sia più alta di quella!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2013/12/11/l-349-come-valutare-velocita-e-distanza-quando-tutto-il-resto-non-f...
L-348: Addestramento antincendio con fumo e maschere antigas
INVIATO IL 12 DICEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 12 dicembre 2013—Un Modulo di Servizio pieno di fumo così fitto che potevamo a stento vederci l’uno con l’altro e un incendio nascosto dietro un pannello da trovare e neutralizzare. Tutto questo indossando maschere antigas che possono diventare molto calde.
Questo è stato l’inizio della giornata per me e i miei compagni di equipaggio Anton e Terry. Appena il Modulo di Servizio si è riempito di fumo simulato, abbiamo afferrato le nostre maschere antigas. Dopo aver fatto un respiro profondo, le abbiamo indossate e quindi espirato nella cartuccia chimica per iniziare la reazione che ci avrebbe dato ossigeno da respirare per l’ora successiva o giù di lì. È un sistema isolato: per generare ossigeno la reazione usa la CO2 e il vapore acqueo che espiriamo. È anche una reazione esotermica, il che significa che genera calore: ci vuole un po’ per abituarsi a respirare la riserva di gas caldo e secco dalla cartuccia e abbiamo avuto tutti la nostra dose di tosse, ma certamente meglio che essere esposti ai fumi della combustione in un giorno reale in orbita!
Abbiamo effettivamente localizzato e neutralizzato l’incendio nel nostro primo scenario e anche seguito le procedure per iniziare il processo di purificazione dell’atmosfera.
Nel nostro secondo scenario abbiamo simulato di non poter spegnere l’incendio. Visto che la nostra Soyuz era attraccata al modulo che “bruciava”, abbiamo dovuto evacuare. L’idea era di farci fare pratica nell’entrare nelle nostre tute Sokol con le maschere indossate e seguire delle procedure rapide di undocking per un orientamento arbitrario della Stazione. Una storia per un altro giorno!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2013/12/12/348-addestramento-antincendio-con-fumo-e-maschere-...
L-345: Prepararsi a una giornata storta: un’evacuazione simulata dopo un incendio
INVIATO IL 16 DICEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 15 dicembre 2013—Questa domenica sera mi sto preparando per un’altra visita a Energia, il produttore della Soyuz: partenza da Star City domani mattina presto con Terry!
Nel frattempo, ricominciando il Diario dove l’ho lasciato, vorrei finire la storia del nostro addestramento all’evacuazione per incendio della settimana scorsa. Come potreste ricordare, abbiamo provato scenari di incendio nel segmento russo della Stazione Spaziale e alla fine abbiamo dovuto confrontarci con un incendio che, nella nostra simulazione, non potevamo neutralizzare.
A peggiorare le cose, il fuoco interessava il modulo a cui la nostra Soyuz era attraccata, lasciandoci senza altra scelta se non abbandonare la Stazione. Ora, infilare le tute pressurizzate Sokol indossando le maschere antigas è un po’ una sfida. Inizialmente indossate la Sokol come fareste normalmente, fino alle braccia, La cosa divertente viene dopo: fate un respiro profondo, lo trattenete, togliete la maschera, infilate la testa attraverso l’anello del collo e rimettete la maschera, essendo qui l’idea che dovete evitare di interrompere la vostra protezione dal fumo e i prodotti di combustione tossici.
Per la nostra simulazione, in realtà abbiamo dovuto spostarci dall’edificio che ospita i mockup della Stazione a quello con il simulatore Soyuz dall’altra parte della strada. Durante i mesi caldi gli equipaggi camminano realmente attraverso la strada con indosso le maschere, ma con la neve e il ghiaccio al suolo si preferisce che togliamo le maschere. Così abbiamo usato una maschera non funzionante per la vestizione, rendendola un po’ più facile: nel mondo reale dovremmo fare molta attenzione a non fare sgonfiare la sacca nera soffice—dopo un’espirazione, la sacca contiene la riserva di gas per il prossimo respiro!
Dopo la vestizione, abbiamo preso i nostri posti nel modulo di discesa del simulatore della Soyuz, che i nostri istruttori avevano già riempito di fumo piuttosto fitto. A volte potevo vedere a fatica il pannello dei comandi! Dopo aver collegato le nostre tute alla riserva di ossigeno della Soyuz, abbiamo fatto un altro respiro profondo, tolto la maschera antigas e chiuso il casco, isolandoci dal fumo.
Per il paio d’ore successive abbiamo quindi proceduto a effettuare un undocking d’emergenza dalla Stazione così come le azioni relative all’incendio. Se ve le siete perse, le potete leggere nella nota L-350 del Diario!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2013/12/16/l-345-prepararsi-a-una-giornata-storta-unevacuazione-simulata-dopo-un-i...
L-344: Ecco a voi il sistema di docking della Soyuz!
INVIATO IL 16 DICEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 16 dicembre 2013—Oggi Terry e io abbiamo passato la giornata agli stabilimenti del produttore della Soyuz Energia nella città di Korolev, nell’area metropolitana di Mosca. Il nome Korolev vi risulta familiare?
Abbiamo avuto un certo numero di corsi differenti con hardware ad alta fedeltà, incluso uno sul sistema di docking in cui abbiamo potuto vedere il meccanismo funzionare realmente, dalla prima cattura della testa della sonda fino alla ritrazione completa della sonda e la chiusura dei ganci.
Sfortunatamente fare fotografie non è consentito presso Energia, ma ho trovato questa foto dell’interfaccia di docking di una vera Soyuz o Progress.
Nel cerchio verde potete vedere la sonda di docking, che qui è completamente ritratta. Ci sono quattro petali sulla sonda: quando uno qualunque di questi petali viene premuto contro il cono ricevente della Stazione durante il docking, riceviamo il segnale “Contatto”, l’inizio della sequenza di docking.
Un po’ di tempo e diversi segnali di sensori dopo, le interfacce di docking hanno stabilito il pieno contatto e i ganci possono essere chiusi: li potete vedere nella foto, ne ho evidenziata una coppia nel cerchio giallo. In ogni coppia, un gancio è fisso e l’altro è mobile. I ganci corrispondenti sui lati della Stazione sono invertiti, in modo che il gancio mobile della Soyuz possa afferrare il gancio fisso della Stazione e viceversa. Non sempre chiudiamo i ganci su entrambi i lati.
Ho anche evidenziato in rosso uno dei due respingitori a molla. Durante la sequenza di docking vengono compressi mentre le interfacce si uniscono, immagazzinando così energia nelle molle. All’undocking, appena apriamo i ganci quell’energia viene rilasciata e la Soyuz è letteralmente spinta via. Un sistema semplice e ingegnoso!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2013/12/16/l-344-ecco-a-voi-il-sistema-di-docking-dell...
L-343: Ecco il bizzarro Chibis-M per voi!
INVIATO IL 17 DICEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 17 dicembre 2013—Oggi ho avuto una panoramica sulle contromisure russe. Nel mondo della ISS, per “contromisure” intendiamo tutto quello che facciamo per minimizzare l’effetto debilitante dell’assenza di peso sui muscoli, le ossa, e il sistema cardiovascolare.
Nella famiglia delle contromisure, il Chibis-M vince il trofeo per l’equipaggiamento più bizzarro che abbia visto finora!
Ecco il problema che si suppone debba contrastare: in assenza di peso i fluidi del corpo, in particolare il sangue, non vengono portati verso le gambe dalla gravità come lo sono qui sulla Terra. Chiamiamo questo fenomeno spostamento dei fluidi ed è la causa del viso gonfio e delle gambe da gallina che gli astronauti mostrano tipicamente quando sono in orbita.
Quando gli astronauti ritornano sulla Terra, l’effetto della gravità può gettare nel caos il sistema cardiovascolare. Ecco dove il Chibis-M entra in gioco. Indossatelo, sigillatelo in modo che sia ben stretto intorno alla vostra vita e poi riducete la pressione intorno alla metà inferiore del corpo, causando uno spostamento inverso di sangue verso le gambe. Fatelo ripetutamente nelle settimane prima dell’atterraggio e, questa è l’idea, avrete addestrato il vostro sistema cardiovascolare a sopportare meglio il ritorno sulla Terra, dove le cose hanno un peso.
E se non funziona, nessuno sarà in grado di dire che non avete dato il meglio nel tentativo!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2013/12/17/l-343-ecco-il-bizzarro-chibis-m-...
L-342: Abbiate fiducia nella vostra tuta spaziale, ma fate lo stesso un controllo di tenuta
INVIATO IL 18 DICEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 18 dicembre 2013—Oggi un’ultima simulazione Soyuz con Terry e Anton prima che Terry e io lasciamo la Russia per le vacanze di Natale.
Il nostro scenario di oggi è iniziato appena prima dell’undocking per il rientro a Terra. Prima che potessimo aprire i ganci e rilasciare la Soyuz dalla Stazione, abbiamo dovuto eseguire un controllo di tenuta stagna delle tute, per assicurarci che le nostre tute pressurizzate ci salvassero la vita nel caso di una depressurizzazione.
Nella foto, appena a sinistra del mio gomito sinistro, potete vedere le nostre connessioni pneumatiche con la Stazione. Il tubo grande è per la ventilazione, il che significa che è solo aria della cabina fatta circolare nelle nostre tute. Quello più piccolo è l’erogazione dell’ossigeno puro.
Per il controllo di tenuta stagna chiudiamo il regolatore blu appena sotto il casco e iniziamo a inserire ossigeno nella tuta aprendo la valvola accanto al finestrino. Sul braccio abbiamo un manometro: se la tuta raggiunge 0,1 atm e poi da lì 0,35 atm di sovrapressione entro 90 secondi, il controllo di tenuta è superato! Riapriamo il regolatore e rilasciamo nella cabina la pressione in eccesso.
Il regolatore rimane poi all’impostazione di 0,4 atm lungo tutto il volo. In un giorno normale, la tuta viene semplicemente collegata all’esterno, ma se la pressione in cabina dovesse calare, il regolatore non consentirebbe alla pressione nella tuta di diminuire al di sotto di 0,4 atm.
Non è facile lavorare nella tuta a quella pressione: la libertà di movimento e la destrezza sono molto limitate. Ecco perché per un massimo di 5 minuti ci è permesso di cambiare l’impostazione a 0,27 atm se c’è la necessità di lavorare a procedure impegnative. Questa pressione rende la tuta più morbida e meno ingombrante, ma sfortunatamente è anche troppo bassa per assicurare che non avremmo problemi con la malattia da decompressione, da cui il limite di tempo.
Come sempre nel volo spaziale, e forse nella vita in generale, è un compromesso!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2013/12/18/l-342-abbiate-fiducia-nella-vostra-tuta-spaziale-ma-fate-lo-stesso-un-controllo-di...
L-340: Alzarsi presto per lasciare Star City e svegliare Rosetta fra un mese!
INVIATO IL 21 DICEMBRE 2013 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 20 dicembre 2013—Questa mattina sveglia presto alle 5 per andare all’aeroporto e prendere il mio volo da Mosca a Francoforte. L’addestramento è finito per quest’anno, ricomincerò il 13 gennaio.
A proposito di svegliarsi: fra esattamente un mese i colleghi dell’ESA invieranno il segnale di risveglio a centinaia di milioni di km nello spazio profondo. A svegliarsi dopo un lungo sonno di tre anni sarà Rosetta, la sonda inseguitrice di comete. Non sto scherzando: Rosetta raggiungerà la cometa Churyumov-Gerasimenko e il lander Philae balzerà sulla cometa. Che giorno sarà per la nostra ricerca umana della conoscenza!
Finora è stata un’avventura spaziale sorprendente: date un’occhiata a questo divertente riepilogo del viaggio di Rosetta fino a questo momento:
Ieri Terry, Anton e io abbiamo avuto una simulazione di docking manuale insieme. In genere Anton e io facciamo pratica separatamente, così questa è stata un’occasione per vedere come affronteremmo la situazione come equipaggio. Ma abbiamo anche preso un po’ di tempo per un saluto a Rosetta—lo ammetto, le mie capacità con Vine hanno bisogno di qualche messa a punto, ma c’era allegria.
È tutto da questo Diario per quest’anno. Ci risentiamo con voi nel 2014… aspettate, ho detto 2014? È l’anno in cui andrò nello spazio!
Grazie a tutti voi per il vostro interesse e supporto fino a questo momento. Buon Natale!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2013/12/21/l-340-alzarsi-presto-per-lasciare-star-city-e-svegliare-rosetta-fra-...
L-302: Un viaggio intorno al mondo, una prova generale e un ringraziamento
INVIATO IL 26 GENNAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Colonia (Germania), 26 gennaio 2014—È ora di rimettersi di nuovo in cammino e riprendere l’addestramento. La pausa in questo diario è stata più lunga del previsto, scusate! Il programma di addestramento per quest’anno è stato rimescolato e così solo oggi mi sto dirigendo verso Star City.
Ho appena dato un’occhiata al mio biglietto del treno per l’aeroporto. Ritorno a casa: 28 marzo. Nel frattempo farò un giro intorno al mondo: quattro settimane a Mosca, dopo verso est in Giappone per due settimane, quindi a Houston a marzo. Alla fine di marzo di ritorno qui per l’addestramento all’European Astronaut Centre.
E questo non sarà il mio ultimo giro intorno al mondo di quest’anno. Rimangono solo dieci mesi al lancio e sarà una maratona: piacevole e stabile fino alla rampa di lancio.
Nel frattempo Terry, Anton e io assumeremo il ruolo di equipaggio di backup per Maxim, Reid e il mio collega Shenanigan Alex. Una sequenza completa di esami di qualificazione, la quarantena a Baikonur e poi, se tutto va bene, li vedremo decollare il 29 maggio. Sei mesi dopo, il nostro turno! Un viaggio emozionante con molte persone meravigliose e mi auguro che ci seguirete.
Come sapete, la missione ora ha un nome, Futura: un bellissimo promemoria che stiamo costruendo insieme un futuro per noi esseri umani nello spazio. Da mercoledì della scorsa settimana Futura ha anche un logo, che indosserò con orgoglio sulla mia tuta da volo. Grazie a Valerio Papeti per avere inviato l’idea vincente.
Il diario di addestramento ricomincia ufficialmente domani. Oggi voglio ringraziare le persone che offrono volontariamente il loro tempo per rendere questo diario accessibile agli amici che non leggono ancora abbastanza l’inglese: grazie a Paolo Amoroso e ai bravi ragazzi della comunità di AstronautiNEWS per la traduzione italiana. Grazie ad Anne Cpamoa e @Intervidia per le traduzioni francese e spagnola!
Non c’è nessun accordo particolare con questi amici: loro vedono i post quando vengono pubblicati e a volte le traduzioni appaiono così rapidamente, che mi chiedo se leggano la mia mente a distanza e sappiano in anticipo cosa scriverò.
Grazie, siete grandi ragazzi!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2014/01/26/l-302-un-viaggio-intorno-al-mondo-una-prova-generale-e-un-ringraz...
L-301: Il rientro manuale della Soyuz e il nostro magnifico istruttore Dima!
INVIATO IL 27 GENNAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 27 gennaio 2014—Una prima giornata leggera qui a Star City. Ringrazio il mio pianificatore per l’inizio alle 11:00, che mi ha dato la possibilità di dormire di più dopo l’arrivo a tarda notte dall’Europa e adattarmi gradatamente allo spostamento di tre ore del sonno. Certo, tre ore non sono tante. Ma visto che sono una buona candidata al titolo dell’orologio interno più rigido mai osservato negli esseri umani, accetterò qualsiasi aiuto mi arrivi.
Una giornata anche divertente. Quattro ore ai comandi della Soyuz, prima per un po’ di pratica di rendezvous manuale e poi un po’ di addestramento alla discesa manuale. Nella foto potete vedere dove ci esercitiamo a pilotare manualmente il profilo di discesa: il pannello di controllo e il comando manuale bluastro sono proprio come quelli che abbiamo nella vera Soyuz.
Dima è l’istruttore super fantastico assegnato al nostro equipaggio. Non solo è responsabile delle nostre competenze di rientro manuale, ma anche di prepararci agli esami complessivi di qualificazione sulla Soyuz. È quello che escogita gli scenari di malfunzionamento più pazzi, per farci crescere come equipaggio e assicurarsi che ci prendiamo buona cura della Soyuz TMA-15M più avanti quest’anno.
A proposito del rientro manuale: nel caso ve la siate persa, questa vecchia nota del diario contiene qualche parola in generale. Ma non esitate a fare qualsiasi domanda!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati:
www.astronautinews.it/2014/01/27/l-301-il-rientro-manuale-della-soyuz-e-il-nostro-magnifico-istrutto...
L-300: Prepararsi all’ATV-5 giusto in caso e la tuta Penguin
INVIATO IL 28 GENNAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 28 gennaio 2014—Oggi Sasha e io abbiamo avuto l’opportunità di immergerci ancora nel mondo di ATV
.
C’è un simulatore dedicato qui a Star City in cui possiamo fare pratica con gli scenari di rendezvous e mantenere le nostre competenze, dopo il corso iniziale che abbiamo avuto all’European Astronaut Centre di Colonia. Come backup dell’equipaggio assegnato al rendezvous di ATV-5 l’estate prossima, dobbiamo essere preparati a questo tanto quanto i ragazzi dell’equipaggio primario, gli altri due Sasha (uno dei quali è il mio collega Shenanigan Alexander Gerst).
Ho anche avuto un corso generale sulla tuta Penguin (pinguino). Ecco una foto:
I medici russi ci raccomandano di indossarla per diverse ore al giorno durante l’ultimo mese sulla ISS. Ha un certo numero di lacci che applicano un carico di compressione fra le spalle e il bacino: lo scopo è ricomprimere la colonna vertebrale, dopo che la lunga esposizione all’assenza di peso l’ha fatta allungare. Inoltre, potete regolare la tensione sui differenti lacci in modo che, per mantenere la postura, dobbiate lavorare “contro la tuta” ed esercitare quei piccoli muscoli di stabilizzazione che usiamo inconsciamente sulla Terra, ma che perdono rapidamente la funzionalità in orbita.
Ora è il momento di un po’ di pratica con il docking manuale della Soyuz!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/01/28/l-300-prepararsi-allatv-5-giusto-in-caso-e-la-tuta-...
L-299: Isolati nella Soyuz durante una passeggiata spaziale russa? Ecco perché
INVIATO IL 29 GENNAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 29 gennaio 2014—Il mio collega Shenanigan Alex e io abbiamo avuto il piacere di incontrare ancora uno dei nostri istruttori Orlan. È incredibile, ma è passato quasi un anno e mezzo da quando ci ha addestrati alla tuta russa per le passeggiate spaziali!
Questa volta non è stato per prepararci a eseguire una passeggiata spaziale (EVA) con la Orlan, ma piuttosto per insegnarci a diventare il cosiddetto “terzo operatore”, la persona che assiste i membri dell’equipaggio in passeggiata spaziale con le procedure pre-EVA e post-EVA.
Potreste chiedervi perché dovremmo svolgere quel ruolo, visto che è sempre disponibile a bordo un terzo membro russo dell’equipaggio, e lui/lei avrà certamente ricevuto molto più addestramento sulle procedure russe. Beh, la questione è che questa persona si troverebbe molto verosimilmente isolata nella sua Soyuz.
Se date un’occhiata all’immagine che ho allegato, tutto avrà senso.
Nel cerchio giallo ho indicato il modulo che viene usato come airlock, vale a dire il modulo che rimane isolato dal resto della Stazione Spaziale e depressurizzato, prima che gli astronauti in passeggiata spaziale aprano il portello ed escano. Quando tornano dentro e chiudono di nuovo il portello, prima di collegare ancora l’airlock al resto della Stazione verifichiamo che non ci siano perdite verso l’esterno. Immaginate, per esempio, che avessimo danneggiato il portello e non potessimo più chiuderlo correttamente: se ricollegassimo l’airlock al resto della ISS, depressurizzeremmo l’intera Stazione!
Così, le procedure russe per la EVA prevedono una soluzione a questa emergenza: i due astronauti in passeggiata spaziale andrebbero nel piccolo modulo che ho evidenziato in rosso, chiamato Transfer Section (переходный отсек, sezione di trasferimento) e sostanzialmente lo userebbero come un airlock d’emergenza.
Per salvaguardarsi da questa possibilità, tutti e quattro i portelli della Transfer Section vengono chiusi e sono effettuati dei controlli di tenuta stagna prima della EVA—uno dei compiti del terzo operatore, fra l’altro.
Ora, dei sei membri dell’equipaggio della ISS, tre hanno la loro Soyuz attraccata a MRM2 e tre a MRM1 (quest’ultimo sarà verosimilmente il caso per Alex e me).
Come potete vedere facilmente, la Soyuz attraccata a MRM2 rimane isolata dal resto della Stazione. Così, i membri dell’equipaggio di quella Soyuz che non sono all’esterno a fare la passeggiata spaziale hanno bisogno di aspettare nel volume MRM2/Soyuz, perché non possono rimanere separati dal loro veicolo spaziale. E a causa del modo in cui gli equipaggi vengono composti e i portelli di attracco sono utilizzati, molto probabilmente il terzo membro russo dell’equipaggio sarebbe uno di quelli isolati lì dentro.
Da qui la necessità di chiedere a un non russo di svolgere il ruolo di terzo operatore. Alex e io rappresentiamo una scelta ovvia, visto che siamo già stati certificati a eseguire passeggiate spaziali con la Orlan e avevamo bisogno solo di un ripasso veloce.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/01/29/l-299-isolati-nella-soyuz-durante-una-passeggiata-spaziale-russa-ecco...
L-298: Quanto rapidamente potete rallentare una Soyuz in volo manuale?
INVIATO IL 30 GENNAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 30 gennaio 2014—Oggi è una giornata gelida a Star City. Quando sono uscita con la mia bicicletta questa mattina c’erano circa -30°С. Fortunatamente è piacevole e caldo nel simulatore Soyuz, dove ho fatto un altro po’ di pratica di volo manuale. Nella foto potete vedere il simulatore dedicato che usiamo a questo scopo. All’interno appare proprio come il nostro normale simulatore del modulo di discesa, ma in realtà è progettato specificamente per presentarci ogni tipo di scenario di avvicinamento e docking manuale, e proiettare immagini accurate della vista dal periscopio mentre voliamo. Se ve la siete persa, potete dare un’occhiata alla nostra vista e al nostro pannello di controllo qui: ( www.astronautinews.it/2013/12/11/l-349-come-valutare-velocita-e-distanza-quando-tutto-il-resto-non-f... )
Per favore, non pensate che possiamo accendere il grande motore principale della Soyuz con quei comandi, comunque. Possiamo solo accendere i piccoli thruster (motori di manovra) di assetto: ne abbiamo due gruppi e nominalmente ne usiamo solo uno alla volta. Se il motore principale può dare un’accelerazione di circa 0,4 m/s2, un gruppo di thruster di assetto fornisce solo circa un decimo di quella accelerazione. Ma ce n’è in abbondanza, perché dal momento in cui ci troviamo entro circa 400 metri dalla Stazione non dovremmo nominalmente avere più di 2 m/s di velocità di avvicinamento: per fermarsi completamente da quella velocità, se necessario, avremmo bisogno di accendere i piccoli thruster solo per 50 secondi.
Facciamo certamente pratica con scenari in cui i controlli automatici si guastano e siamo molto più veloci di come dovremmo essere. Se ci accorgiamo di una situazione così pericolosa, ci è richiesto di selezionare entrambi i gruppi di thruster simultaneamente in modo da poter rallentare due volte più rapidamente. A quel punto, non è più una questione di rendezvous, ma di evitare una possibile collisione con la Stazione!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/01/30/l-298-quanto-rapidamente-potete-rallentare-una-soyuz-in-volo-...
L-297: Come evitare di fare atterrare la Soyuz su una vetta himalaiana
INVIATO IL 31 GENNAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 31 gennaio 2014—Oggi Anton e io abbiamo passato il pomeriggio nel simulatore della Soyuz, facendo un po’ di riscaldamento mentre aspettiamo che il nostro terzo membro dell’equipaggio Terry si unisca a noi nelle simulazioni la prossima settimana.
Prima abbiamo fatto pratica con la sequenza di undocking nominale e un’accensione di rientro nominale del motore, naturalmente con un certo numero di malfunzionamenti. Dopo abbiamo continuato provando un rientro balistico. Ho spiegato in questa precedente nota del diario che non è un modo molto confortevole di rientrare sul pianeta.
Per aggiungere un altro po’ di dettagli, diamo un’occhiata al secondo scenario di oggi: abbiamo appena lasciato la ISS e ci siamo accorti che stiamo perdendo la nostra atmosfera nello spazio. La pressione nel nostro modulo di discesa stava diminuendo al ritmo di 1 mm Hg ogni 10 secondi. (Sì, la comunità spaziale russa ama i mm di mercurio!)
Il nostro computer era stato programmato con tutti i dati per un confortevole rientro nominale, ma questo avrebbe significato accendere il motore per dare l’impulso di frenata e rientrare nell’atmosfera solo circa due ore più tardi. Non è una buona idea aspettare così a lungo nel nostro scenario.
Ecco dove entra in scena il cosiddetto Programma 5: una sequenza di comandi predeterminata memorizzata nel computer con parametri molto generici per l’accensione di rientro. Certamente non abbastanza per un rientro controllato, ma abbastanza per una corsa balistica attraverso l’atmosfera. La chiave è naturalmente iniziare il Programma 5 al momento giusto. Abbiamo una tabella stampata chiamata Modulo 23-14 che contiene il “momento magico” per ogni singola orbita: i cosmonauti russi lo stampano ogni giorno sulla Stazione e si assicurano che una copia sia in ogni Soyuz, per essere preparati nel caso di un’evacuazione d’emergenza!
Naturalmente, nel nostro caso le cose non erano così semplici. Abbiamo avuto un’avaria al computer prima dell’accensione del motore e ci siamo trovati a dover fare tutto manualmente. Ma anche in quel caso, il Modulo 23-14 è il vostro migliore amico: vi dice in che momento dovete premere il bottone e accendere manualmente il motore.
Perché è così importante? Beh, è la vostra unica garanzia che atterrerete in un’area relativamente sicura, piuttosto che, per esempio, nel mezzo dell’oceano o su una vetta montagnosa himalaiana!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/01/31/l-297-come-evitare-di-fare-atterrare-la-soyuz-su-una-vetta-him...
L-295: Quella volta che siamo sopravvissuti all’inverno russo
INVIATO IL 2 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 2 febbraio 2014—Buona domenica a tutti!
Qui a Star City nelle scorse settimane diversi equipaggi hanno svolto il loro addestramento alla sopravvivenza invernale. Alcuni hanno affrontato temperature fino a -30°C mentre trascorrevano due notti all’aperto nel bosco!
Questo mi ha riportato i ricordi del mio addestramento alla sopravvivenza invernale di due anni fa. In quel periodo non ero ancora assegnata a una spedizione sulla ISS, ma stavo svolgendo l’addestramento come astronauta di riserva dell’ESA. Il mio “equipaggio” comprendeva il mio collega Shenanigan Thomas Pesquet e uno dei candidati cosmonauti del 2009—ora un cosmonauta pienamente qualificato!—Sergey, quest’ultimo nel ruolo di Comandante per i tre giorni che abbiamo passato all’aperto. Ci siamo divertiti molto insieme e siamo stati molto fortunati con il tempo: non c’era troppa neve sul terreno e le temperature scendevano solo a -15°C nelle notti!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/02/l-295-quella-volta-che-siamo-sopravvissuti-allinvern...
L-294: Un assaggio di quello che offre il menu russo
INVIATO IL 3 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 3 febbraio 2014—Oggi sono stata invitata a pranzo!
Fra i corsi della mattina e del pomeriggio Anton e io abbiamo avuto una sessione di assaggio del cibo russo qui a Star City. Ci ha raggiunti il nostro equipaggio di backup: Oleg, Kimya and Kjell. Solo il nostro compagno di equipaggio Terry mancava!
Questo è il primo di otto “pranzi spaziali” in cui saremo invitati a provare e valutare il menu russo. Come astronauta europea mangerò principalmente il menu della NASA e il cibo bonus dell’ESA a bordo, ma è bene sapere cosa hanno da offrire i colleghi russi. Sono sicura che avvengono molti scambi di cibo a bordo!
Alcune delle razioni di cibo verranno reidratate, altre saranno termostabilizzate e avranno bisogno solo di essere riscaldate. Diversamente dalle pietanze termostabilizzate della NASA e dell’ESA, che sono confezionate in sacche, quelle russe generalmente sono disponibili in scatolette non molto diverse da quelle delle vostre tipiche scatolette di tonno del supermercato.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/03/l-294-un-assaggio-di-quello-che-offre-il-men...
L-293: Bentornato nel simulatore Soyuz, Terry!
INVIATO IL 4 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 4 febbraio 2014—Terry è di nuovo a Star City e si unirà ad Anton e me per una lunga simulazione Soyuz in tuta Sokol domani. Nella foto potete vedere Terry e me prima di una simulazione simile lo scorso dicembre.
Oggi abbiamo avuto un’introduzione di due ore con il nostro istruttore Dima. Il piano per domani è di avere una simulazione più lunga del solito (cinque ore invece di quattro) e seguire l’intera sequenza di eventi, dal momento in cui entriamo nel modulo di discesa sulla rampa di lancio al docking con la Stazione Spaziale Internazionale.
Certo, nella vita reale ci vorrebbe comunque un po’ di più, ma nel simulatore possiamo tagliare il tempo in cui non starebbe accadendo molto, visto che aspettare non ha molto valore di addestramento.
Dopo l’ascesa e la separazione dal razzo, le cose accadono piuttosto rapidamente con il nuovo profilo di rendezvous in sei ore. Mentre eseguo i test di tenuta stagna e verifico che tutti i sistemi siano nominali (nel simulatore non lo sono mai!), Anton passa subito a monitorare la modalità dinamica: infatti il ciclo automatico inizia un paio di minuti dopo l’inserimento in orbita, non c’è tempo da perdere.
Se tutto va bene, il computer di bordo fa assumere alla capsula il suo orientamento LVLH di base (pancia verso la Terra e “naso” nella direzione di volo), controlla il sistema Kurs ed esegue due accensioni iniziali che alzano e correggono l’orbita. Dopo abbiamo un po’ di tempo per controllare i comandi manuali, prima di proseguire con la seconda sequenza di due accensioni di correzione orbitale.
Quindi passiamo immediatamente alla modalità di rendezvous e via fino al docking.
Questa mattina Anton e io abbiamo già eseguito una simulazione simile di quattro ore, tranne che abbiamo avuto un guasto al motore durante la seconda accensione. Se questo accade, il ciclo automatico si ferma e il profilo veloce di 6 ore dal lancio al rendezvous non è più possibile. È tempo di prendersela comoda e prepararsi a passare due giorni nella piccola Soyuz, come ai vecchi tempi!
Foto credit: GCTC
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/04/l-293-bentornato-nel-simulatore-soyu...
L-292: Per evitare di farvi male alle gambe quando atterra la Soyuz
INVIATO IL 5 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 5 febbraio 2014—Oggi abbiamo avuto una lunga simulazione con Terry e Anton provando tutte le operazioni dal momento in cui prendiamo i nostri posti sulla rampa di lancio al docking… beh, in realtà non siamo proprio arrivati al docking, abbiamo finito il tempo a pochi km dalla Stazione. Ma è stata in ogni caso un’intensa giornata di addestramento con molte occasioni di apprendimento!
Fra l’altro, questo è come sarà il nostro primo giorno di esami fra un paio di mesi, quando faremo le nostre simulazioni di qualificazione ufficiali come equipaggio di backup dei ragazzi della Expedition 40. In questo tipo di simulazioni, visto che l’esame prevede che arriviamo alla ISS in qualche modo, non avremo mai malfunzionamenti catastrofici come un incendio, una depressurizzazione o una perdita nelle condutture del propellente: quegli scenari ci obbligherebbero a un immediato rientro d’emergenza.
Invece avremo un certo numero di malfunzionamenti meno gravi, che oggi hanno compreso per esempio una mancanza di ventilazione nella tuta di Terry, una perdita in una delle condutture dell’ossigeno, un guasto del ricevitore radio principale, una rottura di un analizzatore di gas che ci ha obbligati a mantenere manualmente la pressione interna entro limiti accettabili aprendo e chiudendo la valvola di erogazione dell’ossigeno, e una serie di avarie sia dell’unità principale sia di backup del Kurs, che ci avrebbero poi obbligati a un rendezvous e docking manuale, se fossimo arrivati così avanti.
Durante l’addestramento Soyuz non indossiamo sempre le nostre Sokol, ma queste cosiddette simulazioni “in tuta” sono molto utili per farci abituare a legarci adeguatamente e organizzare le nostre azioni. Come potreste avere notato, non abbiamo esattamente molto spazio per muoverci nel modulo di discesa, così è una cosa veramente buona fare pratica nel gestire la tuta in quello spazio angusto.
Ho allegato un paio di foto in cui potete vedere le cinghie alle ginocchia. Dal momento che al rientro l’impatto con il suolo è piuttosto violento, è importante che le gambe siano legate al seggiolino: se fossero libere di muoversi, le gambe potrebbero urtare violentemente il pannello di controllo appena sopra e causare traumi molto seri. Non avere le cinghie delle gambe al posto giusto è stata una questione seria discussa nel debrief in una delle nostre simulazioni precedenti, così ora abbiamo l’abitudine di controllarci a vicenda con attenzione.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/05/l-292-per-evitare-di-farvi-male-alle-gambe-quando-atterra-l...
L-291: Oggi passato l’esame sull’ATV!
INVIATO IL 6 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 6 febbraio 2014—Oggi Sasha e io abbiamo passato il nostro esame sul rendezvous dell’ATV e siamo stati ufficialmente certificati a eseguire il monitoraggio del docking dell’ATV.
Come probabilmente sapete, l’Automated Transfer Vehicle è totalmente autonomo nel suo avvicinamento e attracco alla Stazione Spaziale Internazionale. Infatti, non c’è modo di assumere il controllo manuale dell’ATV e portarlo al docking, come i nostri compagni di equipaggio russi possono fare con il veicolo cargo Progress.
Ma gli esseri umani vengono ugualmente coinvolti: con l’aiuto della telecamera e un certo numero di indicazioni visive e maschere sovrapponibili, oltre a estese informazioni telemetriche dal veicolo, l’equipaggio può monitorare l’avvicinamento e assicurarsi che l’ATV rimanga entro i parametri di approccio nominale in termini di velocità, corridoio, orientamento.
Ci si aspetta che riconosciamo e reagiamo entro pochi secondi a un certo numero di possibili deviazioni che possono richiederci di comandare l’ATV di arretrare, allontanarsi o abortire la manovra. Un arretramento è un intervento meno grave che manda semplicemente indietro l’ATV al punto di attesa precedente. Un allontanamento e un aborto sono invece manovre evasive più serie, che portano l’ATV a una distanza e posizione di sicurezza rispetto alla Stazione che consenta la soluzione dei problemi e un possibile nuovo tentativo nei giorni successivi.
Nella foto potete vedere l’astronauta ESA André Kuipers davanti al pannello di controllo dell’ATV—sì, il grande bottone rosso invia il comando di aborto.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/06/l-291-oggi-passato-lesame-...
L-288: Braslet, ovvero perché stringersi una cinghia attorno alla coscia
INVIATO IL 9 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 9 febbraio 2014—Questo weekend è quasi finito qui a Star City ed è ora di prepararsi a un’altra settimana di addestramento.
Guardando indietro alla settimana trascorsa, venerdì abbiamo completato l’addestramento con una lunga sessione di simulazione nel mockup del segmento russo rivedendo la risposta dell’equipaggio nel caso di una depressurizzazione. Questo ripasso tornerà utile la prossima settimana, quando faremo questo addestramento nella camera a vuoto, con vere “perdite” e cali di pressione reali attraverso portelli chiusi. Non vedo proprio l’ora di fare questa esperienza!
La settimana scorsa ho avuto anche un’interessante sessione sul tavolo inclinato per un controllo di adattamento del Braslet (Браслет). Questo oggetto mi è stato presentato per la prima volta l’estate scorsa, insieme con un certo numero di prodotti russi di abbigliamento e di igiene personale. È in quell’occasione che mi sono state prese le misure alle cosce in modo da produrre il mio Braslet personale, che volerà con me sulla Soyuz.
L’idea è piuttosto semplice: avete una cinghia sagomata anatomicamente che potete stringere intorno alla vostra coscia superiore per restringere il flusso di sangue venoso dalle gambe alla parte alta del corpo. Questa viene usata nei primi giorni di volo spaziale per aiutare l’adattamento alle condizioni di assenza di peso, in cui si verifica un fastidioso spostamento di fluido verso la testa.
I numeri grandi che potete vedere nella foto sono una scala che vi consente di stringere il Braslet a un valore specifico, che viene determinato prima del volo. È quando entra in scena il tavolo inclinato: inclinando una persona a testa in giù potete simulare l’effetto del sangue che corre verso la testa indotto dall’assenza di peso.
Per avere una misurazione oggettiva dell’effetto dell’inclinazione sul mio sistema circolatorio, mi sono stati applicati dei sensori intorno alla testa. Prima sono stata inclinata alcune volte fra 50° a testa in su e 50° a testa in giù. Quindi, una volta che gli specialisti sono rimasti soddisfatti dei dati di riferimento, mi hanno aiutata a mettere il Braslet. Abbiamo seguito un paio di passi di iterazione per stabilire quanto dovrei stringerlo per ottenere l’effetto desiderato. E l’effetto è stato piuttosto significativo. Me ne sono resa conto quando è stato tolto il Braslet: ero ancora inclinata in giù di 50° e, appena allentata la cinghia, ho potuto immediatamente sentire il sangue correre verso la testa.
Il letto inclinato viene usato a Baikonur anche per il condizionamento pre-lancio, come potete vedere in questa foto con l’astronauta ESA Paolo Nespoli.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/09/l-288-braslet-ovvero-perche-stringersi-una-cinghia-attorno-alla...
L-287: Operazioni nell’airlock Orlan con Alex e Anton
INVIATO IL 10 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 10 febbraio 2014—Oggi ho passato la mattina a Star City nel simulatore delle operazioni dell’airlock Orlan con il collega Shenanigan Alex, mettendo in pratica ciò che abbiamo imparato la settimana scorsa su come supportare una EVA russa nel ruolo di terzo operatore. Se ve la siete persa, potete leggere un po’ in proposito in questa nota del diario.
I nostri comandanti Soyuz, Anton e Maksim, erano nelle tute Orlan. Il simulatore delle operazioni dell’airlock è un’unica grande stanza, non ha sezioni separate per riprodurre i differenti moduli della Stazione. Ma ha i normali portelli, le valvole e gli indicatori di pressione, che è ciò con cui dovremmo lavorare durante le operazioni pre- e post-EVA. Non c’è ovviamente nessuna variazione di pressione nella stanza, ma tutti i manometri reagiscono in risposta alla nostra manipolazione delle valvole.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/10/l-287-operazioni-nellairlock-orlan-con-alex-...
L-286: Oggi calo di pressione!
INVIATO IL 11 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 11 febbraio 2014—Oggi un viaggio alla camera a vuoto! Una grande camera a vuoto che contiene una replica di alcuni moduli del segmento russo, inclusi il Modulo di Servizio e la Soyuz. Mentre eravamo all’interno di questi moduli, la pressione è stata abbassata nella camera intorno a noi: i tecnici della camera hanno avuto quindi la possibilità di aprire una di diverse valvole che collegavano l’atmosfera del nostro modulo al resto della camera, creando così condizioni di “perdita” in vari moduli.
Tutti i portelli sono proprio come quelli nello spazio è l’idea è di fare pratica con le procedure di risposta per il caso di una perdita, un cosiddetto scenario di depressurizzazione rapida. Abbiamo provato quelle procedure diverse volte sia a Houston sia in Russia, così sappiamo bene come reagire se la pressione iniziasse a diminuire all’interno della Stazione, di cui ci accorgeremmo perché suonerebbe l’allarme o semplicemente perché le nostre orecchie inizierebbero a stapparsi—qualunque cosa si verificasse per prima—a meno che naturalmente non vi capitasse di stare guardando un manometro, nel qual caso vedreste l’ago muoversi.
Il punto principale della procedura di risposta è stabilire quale modulo stia perdendo, che comporta chiudere i portelli in un ordine specifico. Una volta che chiudete un portello controllate il vostro manometro: se l’ago smette di muoversi, la perdità è dall’altra parte e viceversa. E andate avanti finché avete trovato il colpevole, che quindi dovete isolare.
Oggi abbiamo fatto ancora pratica con questo tipo di lavoro, con la differenza che abbiamo avuto un vero differenziale di pressione accumularsi attraverso i portelli quando li abbiamo chiusi. È stato molto interessante vedere quell’effetto e rendersi conto di quanto possa diventare faticoso aprire un portello che, diciamo, si apre verso di voi, quando c’è una perdita dall’altro lato e dovete tirare contro un differenziale di pressione. Per evitare problemi nel riaprire il portello, ci viene insegnato a lasciare un portello chiuso al più per metà del tempo necessario alla pressione per calare di 1 mm.
Sfortunatamente non mi è stato permesso di fare foto in questa infrastruttura. Ho allegato una foto del normale mockup del segmento russo in cui facciamo pratica a Star City. La Progress, il Modulo di Servizio, FGC e DC1 sono tutti al loro posto. MRM1 e MRM2 sono spostati a destra, e a sinistra potete vedere i futuri moduli MLM e UM.
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/11/l-286-oggi-calo-di-pr...
L-285: Una di quelle giornate in cui si guasta tutto
INVIATO IL 12 FEBBRAIO 2014 DA SAMANTHA CRISTOFORETTI
Star City (Mosca, Russia), 12 febbraio 2014—Oggi Anton, Terry e io siamo tornati nel simulatore Soyuz per una giornata di addestramento piuttosto densa.
Abbiamo iniziato con il profilo di avvicinamento alla ISS e perso il sistema Kurs—le antenne che ci orientano verso la Stazione—appena prima dell’ultima accensione del motore principale. Se questo accade, il computer vi permetterà ancora quell’accensione basata sull’ultimo vettore di stato corretto che aveva dal Kurs. Sostanzialmente, visto che conosce la posizione e la velocità al momento del guasto del Kurs, può propagare il vettore di stato nel futuro e calcolare ancora l’accensione.
Tuttavia, propagare il vettore di stato senza la possibilità di correggerlo con le misurazioni delle antenne conduce a errori che si accumulano con il passare del tempo. Ecco perché, dopo quell’accensione finale ed entro 3 km dalla ISS, il computer smette di elaborare il profilo di avvicinamento e noi, come equipaggio, dobbiamo cavarcela da soli. Niente di grave, visto che siamo addestrati all’avvicinamento e al docking manuale.
Mentre Anton ci stava conducendo manualmente, solo pochi minuti prima del contatto, il computer si è anche guastato del tutto. Non che importasse qualcosa a quel punto, così vicini all’arrivo, eccetto che…
Appena prima del docking ci siamo resi conto che avevamo una perdita nella Soyuz! Ci siamo ritrovati a sganciarci di corsa e dopo abbiamo dovuto organizzare una discesa d’emergenza completamente manuale: il Programma 5 muore con il computer! Fra l’altro, se ve la siete persa, potete leggere qualcosa sul Programma 5 in questa nota precedente del diario.
Una sessione di addestramento non finisce mai quando lasciamo la simulazione, naturalmente. Dopo un breve intervallo, è l’ora del debrief, come potete vedere nella foto. Insieme con il nostro istruttore Dima ripercorriamo gli eventi, specialmente eventuali errori o azioni che avrebbero potuto essere eseguite meglio o in modo diverso, in modo che possiamo operare meglio la prossima volta!
Nota originale in inglese, traduzione italiana a cura di Paolo Amoroso—AstronautiNEWS.
Fonte dati: www.astronautinews.it/2014/02/12/l-285-una-di-quelle-giornate-in-cui-si-guast...
To be continued !
Se vuoi volare alto circondati di aquile non di polli !!!