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04/01/2006
L'UNITA'
"HO UN'IDEA SU CHI E' GOLA PROFONDA"
ROSSI GIAMPIERO intervista DI PIETRO ANTONIO

www.senato.it/notizie/RassUffStampa/060104/9iyq1.tif


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04/01/2006
CORRIERE DELLA SERA
L’INTERVISTA
D’Ambrosio: «Solo un atto dimostrativo

MILANO - Dottor Gerardo D’Ambrosio, dalla sua esperienza di magistrato, ex capo della Procura di Milano, pensa che le ispezioni ministeriali possano causare problemi a indagini così importanti? «Dipende da ciò che gli ispettori vogliono fare. Beh, certamente in passato hanno creato intralcio. Ci fu quella provocata anche dalle dichiarazioni della nostra collega Tiziana Parenti che fu una vera scocciatura. Fummo sentiti tutti, ci chiamavano in continuazione e dovemmo rendere deposizioni. Un po’ di fastidio ce lo dettero, certo, ma soprattutto lo diedero alle cancellerie. In questo caso specifico, per vedere se questa notizia è uscita per colpa e negligenza dei magistrati o dei cancellieri, che avevano in deposito le bobine, bisogna sentire i vari impiegati sottraendoli al loro lavoro. E, per quello che mi risulta, non è che il personale sia tanto».
Avete mai avuto l’impressione che un’ispezione fosse, diciamo così, strumentale?
«Vede, il problema è che il ministro è un esponente politico... Evidentemente in questo caso si tratta di un atto dimostrativo. Visto che a pubblicare l’intercettazione è stato il giornale del fratello di Silvio Berlusconi, lo chiedessero a loro come l’hanno avuta. A noi, quando succedevano queste cose, i giornalisti ci rispondevano che avevano trovato i documenti nella cassetta della posta spediti anonimamente. Vai a sapere se è vero o no. Noi abbiamo sempre ritenuto inutile fare delle perquisizioni ai giornali perché destano solo stupore e creano contrasti sul diritto di cronaca. Il problema è un altro: essendoci un’inchiesta della procura, l’indagine amministrativa non serve».
Perché?
«Gli ispettori non possono sostituirsi all’autorità giudiziaria, perché hanno compiti ben precisi e devono accertare se i magistrati hanno compiuto violazioni amministrative e, quindi, disciplinari. La magistratura ha aperto un’indagine preliminare sugli stessi fatti che, come regola generale, deve precedere quella amministrativa. La seconda non deve assolutamente interferire con la prima. Se dall’indagine penale emergono responsabilità, ad esempio connesse a negligenze nell’organizzazione dell’ufficio che possono aver favorito la fuga di notizie, allora si avvia l’azione disciplinare».
Ci sono stati, in qualche caso, contrasti con gli ispettori?
«Devo dire di no».
C’è il rischio che le ispezioni divengano un’inchiesta su chi indaga?
«No, non credo proprio se restano nei limiti stabiliti dalle leggi. Quando riguardò noi, furono gli stessi ispettori a chiedere l’archiviazione dell’azione disciplinare. Ne seguì un’inchiesta penale a carico di chi ci denunciò».

G. Gua.


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per l'ispezione vedi:
www.freeforumzone.com/viewmessaggi.aspx?f=71485&idd=1046


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per l'inchiesta:

IL MESSAGGERO
4 Gennaio 2006
La Procura ambrosiana apre un fascicolo sulla fuga di notizie coperte da segreto
dal nostro inviato
ITALO CARMIGNANI

MILANO - Passi felpati e guanti di velluto per un’inchiesta annunciata, ma dal finale incerto. In attesa dei nuovi interrogatori dell’ex presidente della Popolare Italiana Gianpiero Fiorani e del finanziere bresciano Emilio Gnutti, la magistratura milanese apre un fascicolo per fuga di notizie riservate. Cuore dell’indagine è la pubblicazione da parte de “Il Giornale” di un’intercettazione telefonica tra il segretario dei Ds Piero Fassino e l’ex presidente di Unipol Giovanni Consorte («abbiamo una banca?»). Alla cornetta il leader dei Ds vuole sapere da Consorte tutti i particolari della scalata. Ovvi l’impatto, le polemiche e quindi l’indagine.
A seguire il caso sarà il pubblico ministero milanese Stefano Civardi, già impegnato nell’indagine “Oil for Food”. Le mosse dell’indagine vanno verso due orizzonti: oltre all'ipotesi di violazione del segreto investigativo (articolo 326 codice penale), c’è anche quella di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale (articolo 684 del codice). E di mezzo ci sono due dischetti audio, il primo custodito nella cassaforte della Procura, l’altro alla Guardia di Finanza. Due supporti audio e nessuna trascrizione cartacea perché lo vieta la legge: qualora nelle intercettazioni telefoniche dovessero comparire i parlamentari che nulla hanno a che fare con l’inchiesta, le tracce non possono diventare cartacee. Insomma, i famosi ”omissis” che però trovano lo stesso la via della stampa. E se a questo si aggiunge che le difese (ossia, gli avvocati) non avevano traccia di questo materiale il campo dell’indagine si restringe molto. E chissà che quest’inchiesta non finisca a Brescia, competente per i magistrati milanesi.
Civardi, in collaborazione con il collega Fabio Napoleone, è anche già titolare di un’inchiesta riguardante un’altra fuga di notizie nell'ambito del procedimento che inizialmente riguardava il solo rastrellamento di azioni Antonveneta: il procedimento relativo alle notizie riguardanti le telefonate intercorse tra il presidente del tribunale di sorveglianza di Milano, Francesco Castellano e lo stesso Consorte. Telefonate poi diventate inchiesta a Perugia con indagati Castellano, Consorte e il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro. Come finirà l’inchiesta sulla fuga di notizie? Per ora è indagato solo il giornalista de ”Il Giornale” Gianlugi Nuzzi che ha avuto le intercettazioni e ignoti, che ha dichiarato «ho fatto solo il mio dovere». Ma se nel registro dovesse entrare un pubblico ufficiale la vicenda si complicherebbe.
Polemiche a non finire, comunque, dalle intercettazioni di Fassino con il direttore del Giornale Maurizio Belpietro che commenta: «Capisco che la Procura faccia la sua parte ma non capisco certe reazioni. Non c'è alcun veleno. Abbiamo pubblicato le intercettazioni tra Fassino e Consorte senza dare alcun giudizio sull'operato del segretario dei Ds». Ma rimane l’indagine.
INES TABUSSO